La tecnologia “vola” in soccorso agli Scavi di Pompei. Da due giorni, Guardia di Finanza sta effettuando un monitoraggio aereo dell’intera area archeologica grazie a sofisticati macchinari ad infrarossi, alla ricerca di sacche d’acqua ed infiltrazioni che possano minare in qualche modo gli antichi e delicati edifici pompeiani. La tutela del patrimonio archeologico passa anche per la tecnologia. Dopo il crollo della Schola Armaturarum, al quale sono seguiti sequestri, inchieste e sopralluoghi a terra, la Guardia di Finanza ha deciso di rispondere ad una richiesta del sindaco di Pompei, Claudio D’Alessio. Fino a mercoledì 24, un aereo del Gruppo di Esplorazione Aeromarittima del Comando Operativo Aeronavale della Guardia di Finanza di Pratica di Mare, temporaneamente dislocato presso l’aeroporto di Capodichino, misurerà lo “stato di salute” del suolo dell’area archeologica, messo a dura prova dalle abbondanti precipitazioni atmosferiche. Con missioni quotidiane, un equipaggio di quattro persone, oltre formata dai tecnici della Guardia di Finanza e da una equipe di esperti scientifici della che si occuperà poi della elaborazione dei dati raccolti, partirà dall’aeroporto napoletano e procederà ad un’accurata mappatura del territorio pompeiano utilizzando sofisticati sistemi di telerilevamento all’infrarosso. Una volta effettuati i rilievi ad infrarossi in volo, i dati saranno affidati al Centro di Competenza Regionale “Benecon” della Seconda Università di Napoli che li analizzerà. A coordinare l’operazione di raccolta dati è il colonnello Camillo Passalacqua, Comandante del Gruppo Esplorazione Aeromarittima, che passerà poi i dati all’equipe guidata dal professor Carmine Gambardella della SUN. Alle operazioni in corso danno costante supporto i reparti territoriali ed aerei del Comando Regionale Campania che procederanno, a loro volta, a sviluppare le risultanze concernenti i settori istituzionali di competenza. «L’obiettivo – spiega il colonnello Passalacqua – è effettuare una serie di voli per effettuare una mappatura quanto più accurata possibile. Lo faremo grazie ad un sensore ad infrarossi che riesce a scovare in maniera immediata sacche d’acqua o grosse infiltrazioni in tutti gli edifici. Al progetto di collaborazione scientifica sta partecipando anche la Seconda Università di Napoli che possiede tutti gli strumenti di lettura e ed elaborazione dati e che, probabilmente entro la fine della prossima settimana, ci fornirà tutti i risultati dello screening che saranno consegnati alla Soprintendenza Speciale per i Beni archeologici di Napoli e Pompei». A loro, poi, sarà affidato il compito di studiare eventuali opere di consolidamento delle strutture trovate a ridosso di sacche d’acqua oppure colpite da grosse infiltrazioni. A conclusione dei voli di raccolta dati, il personale del Gruppo Esplorazione Aeromarittima effettuerà un ultimo volo di controllo della zona prima di fare ritorno alla base.