Regione, scatta l’inchiesta dei carabinieri per i rifiuti fuori Regione

Diciotto milioni di euro per portare 50 mila tonnellate di frazione umida in Toscana, Emilia, Puglia e Sicilia: è la cifra spesa dalla SapNa, la società che gestisce il ciclo dei rifiuti per conto della Provincia di Napoli. Soldi che si vanno ad aggiungere a quelli investiti dalla struttura stralcio che ha appaltato lo smaltimento di 30 mila tonnellate e a quelli anticipati dalla A2A (la società che gestisce lo stir di Caivano) che sta tentando di liberarsi delle 35 mila tonnellate che ancora ingombrano l’impianto. L’azienda bresciana spera di essere poi risarcita dalla Protezione civile o dalla società provinciale. Su tali trasferimenti stanno indagando i carabinieri del comando tutela dell’ambiente, che nelle settimane passate hanno più volte prelevato campioni di materiale per verificare se i codici siano stati applicati correttamente. Questione non di poco conto: se si trasferisce la spazzatura tal quale, cioè quella non lavorata, è assolutamente necessaria l’autorizzazione delle Regioni che lo accolgono. Mentre i rifiuti speciali si possono far viaggiare senza il sì di alcuno. Intanto, gli operatori economici della regione Puglia hanno presentato un ricorso al Tar al fine di poter lavorare in piena autonomia, e hanno ottenuto una sospensiva. In base a questo dispositivo la Sapna sta trasferendo la Fut in mezza Italia senza preventive autorizzazioni da parte delle Regioni. Se non lo facesse, in assenza di discariche, il sistema si paralizzerebbe. L’assessore provinciale all’Ambiente Giuseppe Caliendo, rispondendo a un’interrogazione presentata dal consigliere del Pd Livio Falcone, ha spiegato che la frazione umida è stata spedita in Toscana dove è stata lavorata dall’impianto della Rea Spa, in Emilia da Herambiente e in Puglia dove è finita nella discarica Italcave. In tutti questi casi il trasportatore è stato il consorzio Cite. Un altro stock è stato smaltito attraverso l’Ati costituita dalla D’Angelo e dalla Profineco: rifiuti che sono stati portati alla piattaforma di compostaggio di Alcamo e alla discarica Mazzarrà di Messina. In questo caso a provvedere al trasporto sono state la stessa D’Angelo e, su commissione della impresa siciliana, la Adiletta logistica, società che, tra l’altro, nel 2009 era stata colpita da un’interdittiva antimafia atipica dopo aver a lungo lavorato per la struttura di Bertolaso. Una collaborazione che fu ovviamente interrotta dopo la comunicazione della Prefettura. Per l’affido delle operazioni è stata bandita dalla Sapna una manifestazione di interesse e poi gli interventi sono stati affidati alle ditte che, a parere della società provinciale, avevano fatto le offerte migliori. I costi oscillano tra i 148 e i 193 euro a tonnellata Iva esclusa. Sono stati proprio i trasporti in Sicilia a far scoppiare nei giorni scorsi proteste nel Trapanese. Proteste assolutamente ingiustificate secondo Vincenzo D’Angelo, che ha assicurato: «I rifiuti sono stati sottoposti ad analisi da noi e anche dall’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente di Messina. Abbiamo verificato pure la presenza di diossina e il risultato è stato negativo. Per noi, dunque, è tutto in regola».

Antonio Averaimo

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