Fino al 2018 stipendi degli statali fermi: il Ministero dell’Economia nega

Gli stipendi degli insegnanti e del personale scolastico rimarranno fermi per altri 3 anni! È da alcuni giorni che l’Anief continua a ribadirlo, nonostante le vaghe rassicurazioni del Ministero dell’Economia.

Infatti, dopo le prime segnalazioni da parte del giovane sindacato, il Ministero era corso subito ai ripari smentendo l’allarme dato dall’Anief e ribadendo che nel Documento di Economia e Finanza 2014 (Def) non è contenuto alcun riferimento a ipotesi di blocco di contrattazione nel settore pubblico.

figura EuroInvece il dato ben si evince da una attenta lettura di alcuni capitoli del Def 2014 approvato pochi giorni fa. Nel quadro della legislazione vigente, si legge nel documento, la spesa per redditi da lavoro dipendente delle Amministrazioni Pubbliche è stimata diminuire dello 0,7 per cento circa per il 2014, per poi stabilizzarsi nel triennio successivo e crescere dello 0,3 per cento nel 2018, per effetto dell’attribuzione dell’indennità di vacanza contrattuale riferita al triennio contrattuale 2018-2020.

Considerando che nel comparto scuola il contratto è stato bloccato nel 2009 dalla legge Tremonti (122/2010) e dalla proroga voluta dal Governo Letta (DPR 122/2013), le buste paga di circa un milione di lavoratori sono destinate a rimanere ferme per 8 anni consecutivi. Un record che porterà docenti e personale Ata a perdere quasi 16 mila euro lordi di mancati aumenti a dipendente. Infatti il chiarimento del Ministero dell’Economia non fa altro che confermare, seppure indirettamente, l’intero blocco contrattuale. Questo perché l’indennità di vacanza contrattuale non è altro che un anticipo degli aumenti di stipendio, per cui se rimane ferma fino al 2017 ai valori del 2010 significa che per i prossimi tre anni e mezzo non vi sarà alcun aumento di stipendio.

Il sindacato, quindi, torna a chiedere risorse vere per il personale. In mancanza delle quali sarà impossibile sbloccare il contratto di lavoro: l’aumento di 80 euro previsto dallo stesso Def rappresenta poco più di un ‘obolo’, visto che tra i paesi moderni europei i nostri docenti continuano ad avere lo stipendio più basso dopo la Grecia, con quasi 8000 euro in meno a fine carriera rispetto alla media di tutto il continente. Mentre si fanno passare questi aumenti come motivo di attenzione per il settore, nel frattempo, i dati fornitici dall’Istat, ci dicono che l’ultimo indice generale delle retribuzioni contrattuali orarie disponibile registra incrementi tendenziali sopra la media nel settore privato.

In altre parole nel settore privato vi è un aumento di stipendio, per il pubblico no!

Ad ogni modo, con questo Documento di Economia e Finanza 2014, secondo l’Anief, si va sempre più verso la proletarizzazione del lavoro del personale della scuola.

Altro che valorizzazione di competenze: a dispetto di quanto avviene nel settore privato, lo stipendio di chi opera nella scuola si allontana sempre più dal costo della vita, con la perpetrata negazione di diversi articoli della Costituzione.

Giovanni Fazio

Anief Napoli

 

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