Il Gazzettino vesuviano | IGV

L’isolotto di Rovigliano

Al confine tra Castellammare di Stabia e Torre Annunziata, poco distante dalla costa dove le acque del fiume Sarno incontrano il mare, si erge il suggestivo isolotto di Rovigliano. Antico e fiero baluardo difensivo dalla cui torre di avvistamento, in tempi a noi remoti, veniva allertata la costa in caso di incursioni piratesche, questo piccolo isolotto testimone di varie epoche, ha una storia antichissima da raccontare. La leggenda vuole, che su di esso, in epoca pagana, venne eretto un tempio in onore di Ercole suo fondatore. Da una testimonianza del Corcia, si tramanda che durante lo scavo delle fondamenta della torre, fu ritrovata una  statua  in bronzo  raffigurante Ercole, di cui ben presto, purtroppo, si persero le tracce e non  si  ebbero più notizie. Oltre a Plinio il Vecchio che nella sua opera “Historia Naturalis” cita lo Scoglio di Rovigliano appellandolo come “Petra Herculis”, l’unica prova tangibile che testimonia gli antichi trascorsi dell’uomo sull’isolotto, è un tratto di muro in “opus reticulatum” (risalente al I secolo d. C.), inglobato nel basamento della torre cinquecentesca. Lo Scoglio di Ercole, isolotto incantevole del golfo partenopeo, situato strategicamente in posizione perfetta, nel corso dei secoli è stato adibito a diversi usi, con conseguenti modifiche strutturali. L’origine della odierna denominazione “Isolotto di Rovigliano”, secondo gli storici, deriva dall’antico termine “insulae Ruviliane”, nome dovuto alla “gens Rubilia” (famiglia romana dei Robilii) o ad un antico console Rubelio, ai quali attribuiscono l’antica proprietà dello Scoglio. Nelle “Rievocazioni e Rivendicazioni Storiche” pubblicate nel 1937, il De Rosa asserisce che nel VI secolo, l’isolotto di Rovigliano, andò in proprietà a Ernesto Longobardi, appartenente a nobilissima e ricca famiglia stabiese, il quale vi costruì una piccola casa, dove si recava per pescare accompagnato dalla figlia di nome Generosa, la quale, fervente religiosa, vi fece costruire una chiesetta, che fu benedetta da S. Catello, vescovo del tempo ed attuale protettore e patrono di Castellammare. Trascorsi alcuni anni la piccola costruzione fu ingrandita e trasformata in monastero che fu posto sotto la protezione di  S. Michele e di Santa Barbara, Vergine e Martire. Un documento sorrentino dell’anno 938, conferma l’esistenza del monastero, che in cinque secoli, vide  alternarsi diversi ordini monastici tutti appartenenti alla Diocesi di Castellammare. In seguito all’abbandono dell’Isolotto da parte dei monaci, le autorità militari per difendere il litorale stabiese dalle incursioni Saracene e Barbaresche, edificarono nel 1564 una torre di avvistamento provvista di artiglieria, custodita da soldati invalidi. In tempi a noi più vicini, durante l’occupazione dei francesi, il torrione fu poi adibito a prigione. Nel 1861, inseguito all’Unificazione, l’isolotto passò al Demanio dello Stato per poi andare in possesso ad acquirenti privati, nel 1925 per l’importante patrimonio storico, l’isolotto fu dichiarato monumento nazionale e sottoposto a norme speciali per la tutela e la salvaguardia. Nel 1931 il signor Antonio Brigante di Torre Annunziata, ne divenne proprietario con il chiaro intento di trasformarlo in un centro turistico, ma l’ambizioso imprenditore non riuscì mai nell’intento ed abbandonò il progetto, rinunciando alle sue aspirazioni. Dopo circa settant’anni di abbandono totale, l’azione deleteria dei marosi e delle intemperie ha lentamente consumato e ridotto a poco più di un rudere la torre di questo storico isolotto, che felice ricovero di gabbiani è la degradata testimone dell’inettitudine e dell’incuria dell’uomo.   Maurizio Cuomo

Exit mobile version