«Sono un amico di vostro figlio». Il tono è cortese, la faccia del giovane pulita, è pieno giorno e in strada c’è molta gente. Nessuna pressione, se non quella puramente “psicologica”. Solo dopo un po’, quando il rapporto empatico è stato instaurato, e magari la porta di casa è stata varcata, arriva la richiesta di denaro. Per il pagamento di un’assicurazione, per risarcire un incidente stradale, per ricevere un “pacco” di materiale: soldi che il figlio in questione al momento non ha, non può permettersi. Sono gli attimi finali di una truffa studiata ad arte. Come andrà a finire dipende solamente dalla vittima prescelta, ma in molti, troppi casi i truffatori sono riusciti ad andare fino in fondo. Quale genitore non aiuterebbe il proprio figlio? Decine di segnalazioni di questo tipo sono provenute negli ultimi giorni dalle città di Castellammare, Gragnano, Santa Maria la Carità, Sant’Antonio Abate. Una ondata di truffe che va avanti ormai da mesi e che non accenna a placarsi. Le vittime preferite sono gli anziani, meglio se vivono da soli. Le forze dell’ordine sono state allertate da diverse denunce, e si indaga ora per risalire ai “delinquenti – attori”. Un genere di truffa che, manco a dirlo, nell’area stabiese si registra da anni, a ondate, appunto. E negli anni le “tecniche” si sono affinate: il colpo di genio e una delle novità è la finta telefonata al figlio, che puntualmente conferma tutta la versione del truffatore, ma non solo. A quanto pare, la vittima non viene scelta a caso, ma viene prima studiata. Si va in scena a colpo sicuro, si conosce il nome del figlio in questione e quello dei suoi fratelli. Bisogna stare perciò molto attenti, perché si punta ad estorcere somme molto ingenti, tra i 300 e i 2 mila euro. «E’ la seconda volta che mi capita in pochi anni. – ha spiegato la signora Concetta, residente al rione San Marco – La prima volta cercai di capire quale amico fosse di mio figlio, e così rimasi a parlare un po’ con questo giovane. L’arrivo di mia figlia lo mise in fuga. Quando mi è capitato di nuovo, pochi giorni fa, ho capito subito l’antifona, e mi sono rifugiata nel portone del mio condominio senza dare il tempo di seguirmi». Altri, però, non hanno avuto la stessa prontezza di questa signora. Secondo le testimonianze raccolte, i truffatori agiscono quasi sempre di mattina, alla luce del sole. Un giovane dalla faccia pulita, vestito bene, spesso in giacca aspetta la signora anziana che nel frattempo sta tornando a casa. Più raramente, invece, il truffatore bussa direttamente alla porta di casa. «La signora Carmela? Sono Gianni, un amico di vostro figlio, mi manda lui». Il giovane rassicura la vittima, parla correttamente italiano e conosce i nomi, i luoghi di lavoro e dove si abita. Se il rapporto di fiducia riesce ad essere instaurato, buona parte del lavoro è fatta. Successivamente, il truffatore si presenta, e racconta una storia: il leitmotiv è sempre lo stesso, cambiano i particolari e le somme richieste, evidentemente in base alle presunte disponibilità economiche dell’anziano. «Gennaro mi ha detto di rivolgermi a voi, gli è scaduta l’assicurazione». Oppure c’è stato un accordo per il risarcimento di un incidente stradale. Oppure, ancora, il figlio ha ordinato del materiale che gli occorre per il suo lavoro. La vittima, a questo punto, è titubante: «Non ero a conoscenza di quanto mi sta dicendo». Ed è a questo punto che il truffatore tira fuori il cellulare: «Ora lo chiamiamo». L’anziano ascolta la finta telefonata, e si convince che il giovane sia in buona fede…oppure no. In quest’ultimo caso la vittima liquida il giovane pur con timore, rientrando a casa o invitando il truffatore ad uscire. Nel primo caso, invece, l’anziano viene truffato e gli vengono spillate diverse centinaia di euro, credendo di aiutare effettivamente il figlio in difficoltà economiche. Quando la truffa verrà allo scoperto, ovvero quando genitore e figlio parleranno, i soldi consegnati ai delinquenti saranno già chissà dove.