Era il referente dei D’Alessandro a Gragnano, ed è stato freddato dai sicari in una pasticceria. Gennaro Chierchia, 54 anni, è stato ucciso ieri pomeriggio con 6 colpi calibro 9, sparatigli da distanza ravvicinata, al volto e all’addome. “Rino o’pecorone” è stato raggiunto da un uomo appena entrato nella pasticceria “Zampino”, in via Castellammare. Dopo l’omicidio, sul posto sono giunti immediatamente i carabinieri della compagnia stabiese, guidati dal capitano Giuseppe Mazzullo e dal tenente Andrea Minella; i militari dell’arma hanno atteso, poi, l’arrivo del magistrato di turno della Dda di Napoli. L’omicidio è avvenuto intorno alle 18 di ieri. Secondo una prima parziale ricostruzione, Chierchia ha lasciato alcuni parenti nei pressi di una pizzeria della zona, ha attraversato la strada e si è recato in pasticceria. Secondo gli inquirenti, probabilmente il 54enne si era accorto di qualcosa, per questo avrebbe tentato di evitare i sicari, infilandosi nella pasticceria, dove però il killer non ha esitato ad entrare. In esposizione, a quell’ora del sabato, non ci sono molti dolci pronti per la vendita. Pistola in mano, quasi certamente atteso da un complice, il killer non ha perso tempo ed ha sparato sei volte contro “o’pecorone”. Gli ultimi due colpi sono stati sparati mentre usciva dal negozio, proprio mentre dal retrobottega della pasticceria, dove si trova il laboratorio, usciva una delle commesse, tra l’altro pare con un bimbo di un anno in braccio. La donna non è riuscita a fornire particolari sul killer che, stando al suo racconto, avrebbe abbandonato la pasticceria proprio mentre continuava a sparare, e proprio mentre lei tornava dietro al bancone. All’interno del locale in cui è stato ucciso il 54enne non c’era praticamente nessuno, poiché non c’erano clienti e, soprattutto, tutti i dipendenti della pasticceria erano intenti nella preparazione di dolci che sarebbero stati venduti oggi. Gli inquirenti adesso cercano di scoprire qualcosa in più sugli ultimi istanti di vita di Chierchia che, a quanto pare, si trovava nei pressi di un bar proprio in via Castellammare mentre discuteva con alcuni amici. Poi, la scelta di andare nella pasticceria, forse per prendere i dolci alla figlia di uno di loro. Lì, però, ha trovato la morte. Sul movente è chiaro lo sfondo camorristico della spedizione punitiva nei confronti di quello che è considerato un uomo di fiducia del clan D’Alessandro. Da scoprire i mandanti e gli esecutori. Questo omicidio, nuovamente in via Castellammare, arriva a distanza di un anno e mezzo dal duplice omicidio di via Castellammare. Proprio a poco più di cento metri dal luogo dell’agguato del 28 ottobre 2008 ieri sera sono tornati in azione i sicari della malavita. Allora, a morire probabilmente sotto i colpi dei D’Alessandro, furono Carmine D’Antuono, 58 anni, stabiese, noto con il soprannome di “o’lione”, considerato affiliato al clan Imparato; e Federico Donnarumma, 42 anni, di Pimonte.
Dario Sautto