Castellammare: il Mezzogiorno al centro di un incontro alla parrocchia del Carmine

La mancanza di una classe dirigente capace di risollevare le sorti del Mezzogiorno è una costante nell’analisi della questione meridionale. Il problema affonda le radici nell’Italia preunitaria. Il tema sarà affrontato da Paola De Vivo, docente di sociologia economica all’Università degli studi di Napoli Federico II, e dalla docente stabiese Emma Giammattei, critica letteraria, storica, titolare della cattedra di Letteratura Italiana al Suor Orsola Benincasa. Nel corso di un incontro che si terrà domani, mercoledì 17 alle ore 18, presso il salone della parrocchia del Carmine di Castellammare di Stabia, dove si discuterà di classi dirigenti e sviluppo nel Mezzogiorno. Le due cose – spiega la professoressa Paola De Vivo, capolista del Partito Democratico alla Regione Campania – vanno di pari passo, un binomio inscindibile. Non ci potrà essere rilancio del Mezzogiorno senza una classe politica e dirigenziale, che non nasce dal nulla ma si può solo formare. Parlo con cognizione di causa, io sono una formatrice e quindi sento il problema. Non si pone fine all’arretratezza del Sud senza formare politici, dirigenti e amministratori di qualità”. Per formare, occorre un sistema d’istruzione all’avanguardia. “Il sistema formativo – continua Paola De Vivo – vive in Italia un’enorme difficoltà, eppure la conoscenza è il motore dello sviluppo economico e sociale. Chi merita, si impegna ed è capace deve essere aiutato ad emergere, perché valorizza se stesso e la sua comunità”. Capacità, preparazione, alto valore etico. Questi i requisiti che dovrebbero possedere dirigenti e politici in grado di riabilitare il Sud, sempre più relegato al ruolo di Cenerentola d’Italia. “Mi colpiscono e mi feriscono – spiega Paola De Vivo – gli episodi di avversione che troppo spesso si verificano nei confronti del Sud d’Italia, considerato un peso morto dalle altre aree del paese e dal mondo politico. Un esempio? La questione del federalismo fiscale che si è venuta ad affermare sulla scorta di una visione stereotipata del Sud: una fetta d’Italia a cui è stato dato già molto in termini di finanziamenti e che nonostante tutto non è stato in grado di rialzarsi”. La ricetta di Paola De Vivo è semplice. Lotta al lavoro sommerso attraverso un nuovo patto tra imprenditori e lavoratori, lotta alla criminalità e istituzione di un marchio per la sicurezza e la legalità territoriale, formazione e merito. “Il tutto – spiega la docente universitaria – ruota intorno al tema degli investimenti, poiché senza investimenti non si cresce”. Investire nelle terre di camorra, però, non è un buon affare. “Infatti – continua Paola De Vivo – occorre creare e rilasciare un marchio, una certificazione dei territori liberati dall’usura, dalle pressioni della microcriminalità organizzata, affinché questi territori possano tornare a essere appetibili per gli investimenti nazionali ed internazionali. Occorre bonificare i territori dalla criminalità per attirare investimenti”.

Nino di Somma

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