Gragnano, omicidio Chierchia: c’è un testimone

C’è una prima piccola svolta nelle indagini sull’omicidio di Gennaro Chierchia, il 54enne considerato capozona del clan D’Alessandro a Castellammare di Stabia. Intorno alle 18 di sabato, nel momento in cui “Rino o’pecorone” è stato barbaramente ucciso con colpi di pistola al volto e all’addome mentre comprava dolci nella pasticceria “Zampino” di via Castellammare, nel locale c’era un testimone. Un cliente della pasticceria, che avrebbe assistito a tutta la scena ed ha già raccontato tutto agli inquirenti. Sul caso, al momento indagano la Dia di Napoli e il nucleo investigativo dei carabinieri di Torre Annunziata, che stanno effettuando continui controlli, perquisizioni, appostamenti ed interrogatori, sempre assistiti sul posto dai militari della compagnia di Castellammare di Stabia, diretti dal capitano Giuseppe Mazzullo e dal tenente Andrea Minella. A evitare c’è una possibile nuova faida per il controllo del territorio gragnanese, ora rimasto senza “padrone”. E su questo aspetto si stanno concentrando le forze dell’ordine locali, che stanno controllando con maggiore insistenza l’area stabiese, per permettere anche meglio lo svolgimento delle indagini. Il testimone avrebbe, comunque, confermato la dinamica dell’omicidio e dato qualche spunto interessante per il prosieguo delle indagini. Il killer non ha detto una parola, ma ha semplicemente agito, sparando in pieno volto i primi colpi, e finendo Chierchia con proiettili all’addome. A quanto pare, “o’pecorone” non è riuscito nemmeno a reagire all’aggressione. Messa da parte la dinamica, i parenti del 54enne ieri mattina hanno incassato il rifiuto a normali funerali per Gennaro Chierchia. Per la Questura di Napoli si tratta di un omicidio di camorra, anche eccellente, e per questo in giornata dovrebbe essere restituita la salma per la benedizione e la tumulazione all’interno del cimitero gragnanese. Nessuna funzione dopo l’autopsia, dunque, ma “classici” funerali blindati come viene riservato ai morti di camorra. A notificare il provvedimento del Questore Santi Giuffrè, gli agenti del commissariato di polizia di Castellammare, agli ordini del primo dirigente Luigi Petrillo e del vicequestore Stefania Grasso. Tornando agli sviluppi futuri, la “destituzione” di Chierchia potrebbe portare non poche conseguenze a Gragnano, dove gli equilibri malavitosi si reggevano proprio intorno a “o’pecorone”, che da oltre un decennio era a capo dell’ala gragnanese dei D’Alessandro. Secondo gli inquirenti, era lui a gestire praticamente tutti i traffici illeciti che avvenivano a Gragnano, in particolare nello spaccio di stupefacenti che vede nel Comune principale dei Monti Lattari anche il centro di smistamento più importante della marijuana. Ma, mandanti ed esecutori dell’omicidio potrebbero nascondersi anche in ex fedelissimi di Chierchia che, nel corso degli anni, si erano allontanati da lui. Quindi, gli inquirenti adesso non cercano solo tra i nemici, ma anche tra gli “ex amici” del 54enne, uomo di fiducia dei D’Alessandro che era stato inquisito più di una volta in passato.

Dario Sautto

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