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Il Vescovo Depalma scrive ai politici: “Sanità e giovani devono essere le priorità”

Il vescovo di Nola, mons. Beniamino Depalma, già salito alle cronache per la sua strenua difesa in favore degli operai di Pomigliano, ha scritto a tutti i politici impegnati nella campagna elettorale per le elezioni del 28 e 29 marzo. Si tratta di una lettera aperta in cui vengono trattata temi fondamentali come lo stato della sanità pubblica, il futuro dei giovani, l’attenzione per gli ultimi e per un’equa ridistribuzione delle risorse. Necessario è per il pastore impegnarsi “sul terreno arduo quanto indispensabile della politica”, ancor più in un “territorio segnato da profonde e inaccettabili disuguaglianze, contraddizioni, prevaricazioni, violenze, da perpetrati scempi contro l’uomo e contro il creato. Padre Beniamino, come ama farsi chiamare dai suoi fedeli, in barba al grande numero di titoli in voga nei cerimoniali ecclesiastici, richiama l’attenzione dei politici in particolare sul documento redatto dai vescovi italiani, “Per un Paese solidale. Chiesa italiana e Mezzogiorno”. Per i prelati, il Sud è una terra piena di risorse, sia umane che materiali, che però è minato da un cancro letale che lentamente sembra portarlo alla morte: “la malavita organizzata, la cattiva amministrazione, lo sfaldamento del senso civico dei singoli, l’illegalità diffusa”. Depalma invita poi a prestare grande attenzione alle problematiche riguardanti i servizi sanitari poiché “quando si mina il diritto alla salute, carissimi amici, significa che qualcosa si sta deteriorando nella convivenza civile”. L’altra grande questione di questi tempi è il lavoro, specialmente in questa fase drammatica della crisi economica mondiale. “Tutto sta ricadendo in maniera evidente sui lavoratori”, afferma il vescovo nolano. “È forse il tempo di rimettere mano, insieme, ad un nuovo modello di sviluppo economico, sociale e culturale della nostra regione e dei nostri comuni”. La lettera si chiude con una citazione di San Tommaso Moro, colui che per la Chiesa è il patrono degli statisti e dei politici: “Così facilmente s’acquisterebbe il vivere, se il desio di accumulare denari non impoverisse gli altri”. Inevitabilmente sorge una domanda nella mente del prelato, che è insieme provocazione e appello accorato: “a chi e a cosa giova la ricchezza di pochi quando intorno c’è sofferenza, povertà, rassegnazione? Non saremmo tutti più felici se ogni uomo potesse accedere al necessario per una esistenza dignitosa?”.

Antonio Averaimo

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