Resta ricoverata nel reparto di rianimazione dell’ospedale San Leonardo di Castellammare di Stabia, la 64enne di Pozzuoli colpita dalla psicattosi, una rara malattia contratta da un pappagallo. Le sue condizioni sono nettamente migliorate e, già durante la notte appena trascorsa, i medici specialisti del nosocomio stabiese hanno provato a svegliarla, dopo una settimana di coma e cure farmacologiche. Sono, infatti, passati ormai undici giorni dal primo ricovero, quello di domenica 21 marzo presso “la Schiana”, l’ospedale Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli, dove la donna si è presentata con forte febbre, tremori e, successivamente, polmonite. Dopo quattro giorni di ricovero, sono subentrate complicanze respiratorie, così è stata trasferita d’urgenza al San Leonardo, dove le accurate analisi hanno stabilito la vera diagnosi. Non si trattava di una semplice polmonite, bensì di psicattosi, una rarissima malattia trasmessa dai volatili. La 64enne puteolana, infatti, è amante degli animali e, tra questi, di canarini e pappagalli, alcuni dei quali allevava in casa. La sua passione per gli animali domestici, però, le è costata un’infezione da “Chlamydia psittaci”, batterio letale per i pappagalli ma pericoloso anche per gli esseri umani, poiché porta a patologie che spesso possono essere confuse, appunto, con polmonite o normale febbre. La psicattosi può essere contratta tramite feci essiccate, secrezioni oculari o nasali e polveri provenienti da piume di uccelli infetti, come presumibilmente accaduto per la 64enne di Pozzuoli. Alcune settimane fa, infatti, uno dei suoi pappagalli era morto e, dopo le analisi alle quali è stato sottoposto il corpo senza vita del volatile, è stata confermata anche l’infezione letale da Chlamydia psittaci. Presa in tempo, normalmente questa infezione non porta a conseguenze particolarmente gravi per gli esseri umani, ma in questo caso non è stata immediatamente diagnosticata. Solo per questo motivo sono stati necessari il ricovero e il coma, dal quale la donna potrebbe essere svegliata a breve. Infatti, la 64enne è sottoposta a cure particolari, anche grazie all’ausilio di un macchinario per la respirazione “intelligente”, il ventilatore automatico con tecnologia Nava, unico in tutto il sud Italia: grazie ad alcuni sensori, sa quando deve aiutare il paziente a respirare, non imponendo il ritmo di respirazione automatico. Ciò aiuta lo stesso paziente a “svezzarsi” al risveglio, senza forzature. Tale macchinario, come tutte le altre forme cure mediche, ha bisogno di un kit che, però, al San Leonardo non era disponibile.
«Da sei mesi – spiega il dottor Aniello De Nicola, direttore del Centro Rianimazione stabiese – l’Asl non ci acquista alcune attrezzature essenziali come i filtri per l’ultrafiltrazione e la decapneizzazione extracorporea che, fortunatamente, ci sono stati prestati da altre strutture o regalati da aziende farmaceutiche. Ciononostante, siamo riusciti a prestare una servizio sanitario adeguato alla paziente, e agli altri ricoverati in rianimazione. Ma ciò non sarà possibile in eterno, serve che l’amministrazione dell’Asl faccia qualcosa, e in fretta».
«Non ci siamo accorti che potevano esserci delle attrezzature mancanti e, anzi, mia mamma è stata sottoposta a tutte le cure con grande attenzione». Diego Funel, figlio della 64enne ricoverata nel reparto di Rianimazione dell’ospedale San Leonardo di Castellammare di Stabia, commenta così quanto affermato dal dottor De Nicola. «Devo complimentarmi con i medici – aggiunge – che stanno davvero facendo il possibile per salvare la vita a mia mamma, fin dal primo giorno di ricovero. Che poi per loro ci fossero dei problemi di questo genere, beh, sono stati bravi a non farcene accorgere». Per quanto riguarda lo stato di salute della mamma, Funel prosegue: «Sappiamo che la situazione non è più grave come sette giorni fa e ci sono dei miglioramenti. Non conosciamo ancora i tempi che potrebbero essere lunghi, ma siamo comunque felici per questo primo bollettino medico finalmente positivo». Da più di dieci giorni, infatti, la 64enne è ricoverata: prima quattro giorni all’ospedale Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli, poi da circa una settimana è al San Leonardo, a causa di un’insufficienza respiratoria dovuta ad un batterio contratto dal pappagallo morto da qualche settimana. «Sia mia madre che io siamo molto affezionati ai nostri animali domestici – spiega – e per questo per noi è normale avere un pappagallo o altri animali in casa. Mai avremmo pensato che uno di questi avesse contratto un batterio così forte, anche se appena siamo arrivati a Castellammare io ho subito raccontato questo episodio ai medici che immediatamente hanno capito di cosa si trattasse». Gli stessi medici, poi, «ci hanno spiegato che il virus normalmente non è mortale per l’uomo, e che mia mamma è ricoverata solo a causa di complicazioni sopraggiunte in un secondo momento».
Dario Sautto