Grande partecipazione per i “fujenti” della Madonna dell’Arco

Erano circa 500 alle 2:30 di lunedì in attesa che si aprissero le porte del Santuario e sono arrivati a quasi 31000 i famosi fujenti o battenti, vestiti di bianco con una fascia azzurra a tracolla ed una rossa ai fianchi, provenienti dalle diocesi di Napoli, Nola, Aversa, Acerra e Pozzuoli. Da Sant’Anastasia, la paranza di Ponte di Ferro, dopo la Santa Messa delle 8,30 ha ripetuto il rito, comune a quasi tutte le associazioni di battenti, di raccoglimento, di canti, di venerazione all’effige della Madonna, chiudendo con i tradizionali fuochi d’artificio, prima di raggiungere a piedi il Santuario, in ordinata processione. Processione che si è congiunta alle tante arrivate durante tutto il giorno e dopo le 24, facendo toccare un picco di presenze di circa 110mila personeHa retto il servizio d’ordine disposto dai Padri Domenicani fuori e dentro il Santuario, sostenuti da una presenza cospicua di Carabinieri e i volontari della Croce Rossa e della Protezione Civile, all’uopo messi a disposizione dall’Ente. Il Comandante della P.M. Fabrizio Palladino, era spesso in contatto con loro, seppur impegnato nel controllo anche della viabilità. Il piano traffico ha previsto, infatti, l’impiego di 24 uomini suddivisi in due turni per la chiusura e il presidio di via Romani/268, via Pomigliano/268, via D’Auria ( altezza incrocio con via Roma), Via Marconi-Via D’Auria, altezza ponte della Circumvesuviana e Lagno Maddalena, per regolare tutto il flusso del “popolo della Madonna dell’Arco”. Non sono mancate scene di vera religiosità, né quelle di svenimenti, tremori epilettici, grida, cammini in ginocchio e completamente stesi a terra per raggiungere l’altare con la forza delle sole braccia e rendere così compiuta la promessa/voto fatta alla Madonna dell’Arco in occasione di una grazia ricevuta o richiesta. E la fatica, il freddo, i cali di zucchero, l’emozione, la tensione e quant’altro hanno avuto il loro effetto su circa 850 battenti svenuti in chiesa, subito soccorsi dai volontari della Croce Rossa e Protezione Civile in servizio all’interno del Santuario per le prime cure, salvo poi trasportare su appositi teli i casi più seri presso il tendone esterno prossimo alle uscite laterali, dove operavano vari medici ed un’ambulanza. Un’opera di soccorso favorita anche dalla collaborazione delle paranze di fujenti, che non solo hanno lasciato fuori i toselli, ma hanno atteso pazientemente il loro turno di entrare in chiesa e percorrere i metri dall’ingresso all’altare, tra le colonne del Santuario piene a metà di fedeli e libere per l’altra metà, presidiata da Carabinieri e servizio d’ordine del complesso mariano. Fuori dal Santuario, a parte la tradizionale e suggestiva scena che si offre ai curiosi, una novità che certamente è servita a far funzionare meglio l’afflusso: doppi percorsi delimitati da transenne. Uno per i fujenti, uno per i fedeli. Una “mossa” che rende soddisfatto il Comandante della P.M. Fabrizio Palladino. “Si, quest’anno sono proprio contento di com’è andata. Devo però dire che alla soddisfazione si accompagna un forte dolore per la scomparsa improvvisa di Sebastiano De Rosa, un dipendente comunale sempre disponibile, anche fuori servizio, a fare il proprio lavoro. Era lui che si occupava delle transenne e ne sentiamo la mancanza. Sono vicino alla famiglia. Per quanto riguarda invece il piano traffico e l’ordine pubblico c’è da dire che abbiamo cercato di migliorarlo molto e ci siamo riusciti, grazie al potenziamento di personale P.M. Sento di dover ringraziare chi si è adoperato tanto per far sì che i sei vigili precari riprendessero a lavorare, il loro supporto è stato utilissimo, anche se per gestire alla perfezione il lunedì dei fujenti occorre molto altro personale, da utilizzare anche in piazza Arco per controllare l’aspetto commerciale dell’evento”. E, infatti, nella folla di piazza Arco c’erano 50 bancarelle di ambulanti con regolare permesso. Altre, solo per il lunedì in albis, sistemate lungo via Romani. In deroga all’ordinanza che prevede il divieto di occupare piazza Arco, catalogata come “signorile”, e al divieto delle fiere in tempi di elezioni, il Commissario Straordinario, dott. Gioacchino Ferrer, ha acconsentito temporaneamente a far rilasciare permessi commerciali (autorizzazione commerciale aree pubbliche, al costo di € 13,00 per 10mq), in virtù dell’evento legato alla vocazione turistica del paese. Una deroga, messa in essere dal Comandante P.M., che durerà fino alla pentecoste e vedrà gli ambulanti sostare in piazza Arco – a rotazione tra i 150 ambulanti che hanno fatto domanda al ten. Gilda De Falco, P.M. ricca di anni di esperienza – anche nei giorni 11 e 12 aprile/22 e 23 maggio.

Notizie storiche

La festa della Madonna dell’Arco è tra quelle più importanti di Sant’Anastasia e del  Parco Nazionale del Vesuvio. Celebre è la processione del Lunedì in Albis, preceduta da una lunga fase preparatoria che ha inizio il giorno di Sant’Antonio. Diverse associazioni, dedicate alla Madonna dell’Arco, cominciano a mandare in giro gruppi per la questua. Il denaro raccolto è successivamente impiegato per essere offerto alla Madonna, bene in vista sugli stendardi portati in processione, con i carri sacri (c.d. toselli). Nel giorno del Lunedì in Albis, tutte le paranze arrivano al Santuario a piedi e/o di corsa e per questo i pellegrini sono definiti con il termine dialettale “fujenti”, che letteralmente significa “coloro che scappano”.  La loro divisa è bianca, con una fascia azzurra a tracolla ed una rossa ai fianchi, e provengono soprattutto dalla Campania. Un tempo raggiungevano a piedi il Santuario, oggi molti adoperano automezzi, sostati a pochi chilometri dalla meta. Ogni gruppo di “fujenti”, guidato da un capo che a volte si identifica con il presidente dell’Associazione, è preceduto da una bandiera o da un labaro o da uno stendardo con l’immagine della Madonna e ricchi ricami in oro. Raggiungono l’altare in ginocchio, altri camminano lentamente tenendosi per mano e si prostrano per una breve preghiera, incalzati dalle altre “squadre” in attesa, circondate dai familiari, credenti e turisti. A questo punto spesso si verificano, secondo il costume meridionale, invocazioni alla Madonna ad alta voce, col racconto delle proprie angustie ed è commovente la solidarietà dei presenti che si aggregano alle invocazioni. Vi sono in alcuni casi svenimenti e convulsioni in parte derivanti da un costume, in parte provocati dalla stanchezza fisica per aver percorso chilometri a piedi, o dalla tensione psicologica: un fenomeno certamente impressionante. Il rituale di questo pellegrinaggio, unico, è nato nella civiltà agricola ma è ancora vivo e vede la partecipazione di giovani, fanciulli e bambini, accompagnati dai genitori, che hanno fatto voto per grazia ricevuta personalmente o per sciogliere voti fatti dai loro familiari. Il culto della Madonna dell’Arco risale al Quattrocento, in seguito ad un miracolo verificatosi nella contrada Arco del comune di Sant’Anastasia. Era il lunedì di Pasqua del 1450 e si celebrava una festa in onore della Vergine Maria. Presso un’edicola dedicata alla Madonna, si giocava a palla-maglio: bisognava colpire una palla di legno con un maglio e vinceva colui che faceva andare più lontano la propria palla. Uno dei giocatori, vedendo il suo tiro fermato dal tronco di un tiglio che era vicino all’edicola dell’immagine sacra, bestemmiando più volte la Santa Vergine raccolse la palla e la scagliò contro l’effige, colpendola alla guancia sinistra, che subito sanguinò. Il sacrilego fu impiccato allo stesso tiglio. L’evento produsse l’accorrere quotidiano di fedeli e fu costruito prima un tempietto con un altare, poi l’attuale Santuario. L’episodio serve anche a spiegare il rito dei fujenti, che rievocherebbe il gesto sacrilego del giovane, che, sembra, abbia tentato invano di scappare, in quanto potette solo  correre intorno all’edicola della Madonna. Il numeroso pellegrinaggio del lunedì in Albis è spesso accompagnato dalle tammurriate, che continuano per l’intera giornata all’esterno della chiesa, con espressioni di musica popolare, canto e ballo.

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