Defezione di massa ad Ercolano per gran parte della politica locale in occasione della Santa Pasqua: all’indomani delle elezioni amministrative comunali la centralissima Piazza Trieste, sito notoriamente d’incontro per gli esponenti politici indigeni, appariva praticamente deserta, “snobbata” dalle stesse persone che poche ore prima dal palco improvvisato della celebre area ercolanese avevano promesso di tutto pur di accaparrarsi simpatie e voti in una delle più agguerrite campagne elettorali dell’ultimo decennio. Con una leadership neanche sfiorata dell’ex vice sindaco Antonello Cozzolino e con un risultato a sorpresa vincente del neo eletto consigliere Buonaiuto Ercolano assiste attonita alla ri-organizzazione di un’assise locale che potrebbe sin dalle prime battute apparire in grosso affanno. Solo la professionalità, la caparbietà e la conoscenza del materiale umano da parte del nuovo sindaco Vincenzo Strazzullo potrebbe consentire alla macchina comunale di muovere positivamente i primi passi di un mandato amministrativo da cui dipende il destino economico-sociale della cittadina vesuviana. Sono in tanti ad Ercolano a scommettere sulle capacità di Strazzullo che, è doveroso ribadirlo, erediterà una situazione non facile da gestire dato il calibro e la ramificazione cavillare sul territorio urbano dei contendenti alla carica di assessore o di dirigente comunale in città. Intanto il paese langue: troppe le opere di riqualificazione urbanistica incompiute, troppi i disservizi per un bacino d’utenza sempre più scettico nei confronti delle Istituzioni indigene e della Sovranità di uno Stato apparso negli anni molto distante dalle reali problematiche di un contesto sociale in cui si opera spesso ai margini della “legalità” in un limbo metaforico tra bene e male difficilmente valicabile. In questo oceano di emozioni più o meno palpabili c’è chi già pensa ai trenta milioni di euro in arrivo per la ristrutturazione di buona parte dell’area storica ercolanese: tra scetticismi storici e fatalismi rinunciatari ci si chiede se sarà realmente data la possibilità di “fare” a chi per anni si è battuto perché ad Ercolano trionfasse la legalità e la trasparenza operativa soprattutto in materia di pubblici interventi. Al di là di qualsivoglia polemica la classe politica locale è oggi chiamata ad uno sforzo sinergico che da un lato tuteli la qualità d’esistenza del popolo ercolanese e dell’altro ponga basi solide per la costruzione di un nuovo humus civile in cui meritocrazia e solidarietà non appaiano più retoriche ed anacronistiche convinzioni da “oratorio domenicale”. In questo difficile ma necessario processo evolutivo le parrocchie, le associazioni disseminate in città debbono offrire il proprio determinante contributo: non è più accettabile un impegno “parziale” di chi per suo stesso status vivendi ha scelto di dedicarsi al prossimo e alla difesa dei diritti civili di chi versa in precarie condizioni esistenziali. Non rimane quindi che attendere una tanto anelata inversione di rotta da parte di chi ha in passato gestito forse con eccessiva sufficienza una delle realtà turistiche più rappresentative della Regione Campania.
Alfonso Maria Liguori