Processo Calciopoli rinviato al 20 aprile. Il protagonista sarà Carlo Ancelotti

Il prossimo 20 aprile si avrà l’epilogo del processo Calciopoli, dove vedremo ancora una volta Moggi contro tutti. L’ex dg della Juventus attacca l’Inter, ed il PM Narducci dà il suo assenso ad esibire nuove intercettazioni telefoniche.

Sarà l’ex allenatore del Milan Carlo Ancelotti il protagonista della prossima udienza nel processo in corso a Napoli alla IX sezione penale conosciuto come Calciopoli. Il 20 aprile si tornerà in aula e il tribunale deciderà se acquisire le intercettazioni, 75 in tutto, trascritte dalla difesa di Luciano Moggi che ne ha fatto richiesta oggi. Il presidente Teresa Casoria ha anche annunciato un’ordinanza interpretativa sui principi di trascrizione. Si tratta di telefonate intercorse tra presidenti, dirigenti di altre squadre del campionato di serie A che pure, secondo gli avvocati Paolo Trofino e Maurizio Prioreschi, avrebbero condizionato le designazioni arbitrali.

Dal pm Giuseppe Narducci è arrivato il nulla osta all’acquisizione, compresa quella in cui Giacinto Facchetti, all’epoca presidente dell’Inter, riceveva le condoglianze per la morte della sorella. “Così avremo una trascrizione fedele degli atti – dice in aula – e potremo ragionare su dati certi”. E la procura non si è opposta alla trascrizione delle telefonate tra l’allora presidente del Bologna Renato Cipollino che, in linea con Paolo Bergamo, chiede il numero dell’allenatore Carlo Mazzone, da passare poi a un giornalista. Si è opposta invece la difesa del collaboratore esterno del Milan, addetto agli arbitri, Leonardo Miani. “Miani – dice l’avvocato Edda Gandossi alla corte – all’epoca delle intercettazioni non era indagato e quelle conversazioni sono inutilizzabili”. La lunga mattinata nell’aula 216 del tribunale di Napoli, affollata da giornalisti di 40 testate diverse, si è conclusa con le dichiarazioni spontanee rese dall’ex designatore arbitrale Paolo Bergamo.

“Voglio fare chiarezza su alcuni aspetti – dice – perché sono passato per quello che organizzava le cene e il venerdì si trasformava nel maghetto”. Bergamo racconta delle serate a casa sua, a Livorno, alla vigilia di partite con i club più importanti. “Non è vero che nel 2004 volevo essere confermato nell’incarico – dice – avevo già presentato le dimissioni. D’accordo con mia moglie, decidevo di invitare i dirigenti di Milan, Juve e Inter. Conoscevo Facchetti, Galliani, Pairetto e Moggi da decenni. Fui io a chiamare Facchetti, ad andare a prenderlo in aeroporto e a invitarlo a casa mia. Un mese dopo toccava al Milan e chiamai Galliani. Lui si mostrò un po’ titubante perché era in corso l’elezione del presidente della lega e lui era candidato. Mi rispose che era inopportuno. Con la Juventus mi sembrò giusto chiedere a Giraudo se avesse piacere della presenza di Mazzini. Non sapevo che ci fossero trame. La cena ci fu a campionato quasi finito, a scudetto già assegnato. E mi ritrovai la casa circondata dai carabinieri. Ribadisco che sono state mie decisioni e che i regolamenti non impedivano cene, non impedivano che i designatori avessero rapporti con i dirigenti delle squadre”. “Il telefono era della Federazione, con i tabulati a disposizione della federazione – continua Bergamo – questi rapporti erano utili a capire gli umori, a sapere cose che non venivano dette sugli arbitri, sui rapporti tra squadre e arbitri. Lo stesso Auricchio (il tenente colonnello Attilio, uno dei principali investigatori dello scandalo, ndr.) ha detto che io mai ho fatto telefonate ad arbitri o assistenti per dare indicazioni compromettenti. Il sorteggio non lo facevo io materialmente”. L’intera udienza è stata dedicata al controesame di Auricchio in servizio al nucleo investigativo di Napoli fino al dicembre 2006 sulle circa 170mila telefonate allegate all’indagine. E la difesa di Moggi ha insistito sulla partecipazione dell’ex presidente dell’Inter Giacinto Facchetti ad appuntamenti con Bergamo. Poi Trofino chiede e ottiene di leggere in aula la loro trascrizione di una conversazione tra i due datata 26 novembre 2004. “E allora, per domenica?” dice chiaramente il presidente nerazzurro al designatore arbitrale. “Facciamo un gruppo di internazionali così non rischiamo niente”, gli risponde Bergamo. “Va beh, metti dentro collina”, chiude Facchetti. “La telefonata clou” la definisce Trofino, che appare solo nel brogliaccio e non nell’informativa. “Perché?” chiede insistentemente l’avvocato ad Auricchio. “Non l’abbiamo ritenuta importante” la risposta titubante dell’ufficiale dei carabinieri. Altro passaggio chiave del lungo controesame l’acquisizione delle sim card svizzere che Moggi utilizzava per quella che l’investigatore ha definito “rete clandestina”. “Non sono state sequestrate carte telefoniche, ma solo acquisiti i numeri seriali forniti da De Cillis”, ha risposto Auricchio alle domande incalzanti di Trofino. La disputa è sulla divergenza tra le dichiarazioni rese nell’udienza precedente dal maresciallo dei carabinieri che si recò a Como per acquisire la testimonianza del commerciante di Chiasso che fornì le schede risultate in uso a Moggi. De Cillis si preoccupò di smentire che i numeri telefonici finiti nell’indagine fossero stati forniti dal padre che risultava intestatario. Nel negozio di De Cillis l’Arma andò “per acquisire solo i numeri seriali e i dati anagrafici, non le schede”. Per Trofino un’operazione “in dispregio delle rogatorie necessarie”. “Quel negozio non era in territorio svizzero e anche se lo fosse, non sarebbe soggetto al diritto internazionale perche’ si tratta di un duty free”, la replica dell’investigatore. “Abbiamo proposto fatti – dice Trofino a fine udienza – rispetto ai quali ci e’ stato risposto con valutazioni”. Luciano Moggi, in aula, segue il processo. E con i giornalisti scherza, ride, ma ribadisce: “oggi parlano gli avvocati”. Dentro e fuori il palazzo di giustizia gli applausi e gli incoraggiamenti dei tifosi juventini.

Intanto Luciano Moggi al processo napoletano apre il vaso di Pandora, dove tra le tante società coinvolte in Calciopoli potrebbe farvi parte anche l’Inter. Quindi si attendono importanti rivelazioni grazie alle nuove intercettazioni telefoniche messe a disposizione dei PM. Siamo solo alle porte di un’altra intensa stagione giudiziaria dovuta al polverone causato da Calciopoli. Si spera solo che non finisca nell’ennesima bolla di sapone dovuta alla burocrazia giudiziaria Italiana. I tifosi del calcio sono affamati di verità.

Cosimo Silva

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