Terremoto 1980: a Pompei la nascita della Protezione Civile

Furono oltre 3mila le persone sfollate a Pompei, dopo il terremoto del 23 novembre 1980: una cifra sicuramente considerevole, anche se il sisma colpì solo parzialmente la città degli scavi. Una parte fu ospitata negli edifici scolastici del Comune, mentre un’altra parte trovò riparo negli alberghi cittadini, messi a disposizione da un’ordinanza della Prefettura. I danni subiti dagli edifici non furono ingenti, ma le misure di sicurezza e di ospitalità si resero necessarie per evitare le conseguenze delle eventuali successive scosse di assestamento che solitamente seguono i grandi terremoti. A sei mesi dall’evento sismico 48 delle famiglie sfollate che non potevano più tornare nelle proprie abitazioni furono sistemate nelle case pubbliche Iacp di via Nolana. Altre 7 famiglie, invece, vivevano ancora in roulotte sistemate in via Masseria Curato. Tra i provvedimenti d’urgenza attuati c’era anche un contributo mensile per le famiglie che ospitavano congiunti “terremotati”. Ma la situazione tornò alla completa normalità soltanto dopo tre anni, quando alcuni sfollati passarono dalle roulotte alle case Iacp, mentre altri lasciarono definitivamente Pompei. L’esperienza del terremoto, però, lasciò il segno anche nella città degli scavi: da quel tragico evento nacque l’idea di istituire a Pompei il primo nucleo di Protezione Civile, che vide la luce nel febbraio del 1981. Durante il sisma del 1980 il comando di polizia municipale di Pompei gestì la situazione come un vero corpo di Protezione Civile, offrendo un riparo a chi aveva abbandonato l’abitazione, pasti caldi e latte per i bambini. Fu prestato aiuto ad anziani rimasti bloccati in casa, mentre fu portato aiuto anche nelle zone periferiche della città.

Marco Pirollo

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