Tra le imprese compiute negli ultimi anni in Italia come fare a non annoverare quella di aver assicurato alla giustizia migliaia di personggi della malavita organizzata e anche cani sciolti del crimine?
Bene, questo Stato lo ha fatto ed intende proseguire la sua opera. Che cambino o meno i toni della politica è un fattore di secondaria importanza- Anche se da più parti si auspica la moderazione difendendo la libertà di parola dalle parole in libertà. Il problema risiede nelle aggressioni verbali indirizzate ora contro l’uno ora contro l’altro politico di turno? Neppure per idea, il malessere ha radici più profonde e riguarda il concetto stesso di democrazia.
La divisione tra Nord e Sud non è una favola risorgimentale ma ha radici profonde.
L’autoritarismo così ben espresso nel periodo fascista si confonde con l’autorità ma anche l’inefficienza delle istituzioni democratiche odierne. Tutti coloro che cavalacano la tigre del populismo dovrebbero studiare bene la rivoluzione francese del 1789 e i suoi comitati di salute pubblica- Basti pensare che il partecipare a trasmissioni TV seguite dalla massa della gente non costituisce in sè una res gestae, un atto proditorio di aggressione verbale con scarsi contenuti politici e di programmi non può essere considerato una Res Gestae. Basti pensare che la volgarità non impressiona più nessuno e più di tanto, che i proclami e le interviste preregistrate non hanno alcun senso. Che i convegni e i congressi teleguidati non creano democrazia. Che l’alternativa (o alternanza) per essere credibile ed efficace deve maturare nelle coscienze democratiche prima che nei partiti e movimenti politici. Se oggi in Italia si vive un “peronismo ovattato” è colpa del carisma che scende in politica e fa della politica e dell’arte del governare una questione poco seria, ben lontana dal pluralismo democratico. Al contrario, con un’ impronta marchiana rivolta al capo carismatico che, come sempre, è soggetto all’amore-odio.
Giuseppe D’Apolito