La «Casa del Popolo» di Castellammare inaugura la campagna «Riconosci la violenza». L’appuntamento è per il 10 maggio alle ore 18 e 30 al Palazzetto del Mare di via Bonito. «Questa campagna contro la violenza sulle donne – hanno fatto sapere dall’associazione – è diversa da tutte le altre, è diversa perché non troverete né occhi pesti, né occhi bassi. Non vogliamo mostrare altre donne nel ruolo di vittime. Non vogliamo che le più giovani tra noi a quel ruolo si sentano ancora inchiodate e condannate». Alla manifestazione interverranno: Maria Giovanna Morlicchio, assistente sociale specialista, l’avvocato Elena Coccia, la senatrice Ersilia Salvato, Luca Longobardi, presidente associazione «Casa del Popolo». Modererà Gennaro Ricolo, responsabile dell’area comunicazione «Casa del Popolo». Ma cos’è la «Casa del Popolo»? «La Casa del Popolo nasce da un’esigenza, – hanno spiegato i responsabili – quella di creare un luogo, aperto a tutti, dove potersi esprimere liberamente e crescere, creando un vero e proprio laboratorio politico-culturale; un luogo ove coltivare la nostra passione politica e realizzare quello che è il più grande dei sogni: cambiare il mondo. Una sfida non facile, questa; una sfida che parte da Castellammare di Stabia, una città sofferente, dove ogni idea di sviluppo resta solo un’idea. Di fronte abbiamo come società un grande compito: ridurre la povertà, accorciare le distanze, annullare le disuguaglianze. E’ nostro compito quello di guardare avanti, dobbiamo aprire le porte e le finestre, dobbiamo aprire soprattutto le nostre menti e i nostri cuori per far spazio ai nuovi problemi e alle nuove sfide alle quali ci chiama il nostro tempo. Su questa strada non siamo dei viandanti solitari, ma facciamo parte di un grande corteo fatto di tante donne e tanti uomini. Dobbiamo esser capaci di costruire una società capace di tener dentro tutti gli individui, a ognuno dei quali deve esser concessa l’opportunità di realizzare se stesso e di veder realizzate le proprie aspirazioni. In questo panorama non bisogna aspettare che venga il nostro turno, perché il nostro turno è ora».
Francesco Ferrigno