Vigoroso in tranquillità; ammaliante e piacevolmente mellifluo quando è passito o lambiccato: Il Catalanesca! Questo grande vino del monte Somma mi riconduce a ricordi gioiosi infantili, quando mio padre amava stapparne una bottiglia durante qualche merenda di medio mattino lavorativo oppure dopo pranzi festivi per accompagnare leccornie, sapientemente preparate in casa con amore. Anche quando si concludevano affari positivamente, l’unico brindisi possibile era ‘nu bicchierièllo de Catalanesca. L’inchiostro per firmare, enfatizzare, i momenti più belli ed importanti non poteva non derivare dal nettare vesuviano più prezioso! Il brio tarantolato che invadeva chi festeggiava con il Catalanesca rappresentava per me un magico mistero.
Impegnato a soddisfare la mia curiosità e la voglia di conoscenza circa quello che esisteva nel resto del mondo, aldilà del mio territorio, per molti anni persi di vista questo eccellente vino e quando lo ricercai sugli scaffali delle enoteche, nelle moderne vinerie, sperando che lo producesse qualche azienda vinicola del vesuviano, scoprii che non c’era una sola bottiglia di vino etichettata con il nome di Catalanesca. Mistero! Non c’è più quest’uva? Temetti. Il vitigno di Alfonso I D’Aragona volatilizzato? Un altro pezzo di Napoli perduto? Non è possibile! Testardo, senza desistere, continuando nella mia ricerca, giunsi ad un altro mistero. Il Catalanesca era si prodotto ma celato da nomi strani, come un ladro che si nasconde o timoroso di invadere il palcoscenico di qualcun altro, mimetizzato sotto le false spoglie di I.G.T. Pompeiano. Il mistero si è rivelato! Grazie al duro, caparbio lavoro dei contadini delle pendici scoscese del Monte Somma, l’uva aromatica Catalanesca è salva! Ora, per rendere chiaramente riconoscibile il vino ottenuto da questo vitigno sulle etichette delle bottiglie, è stata presentata istanza all’ufficio di competenza per i disciplinari di produzione vitivinicola, a Roma, al fine di ottenere la denominazione Catalanesca IGT Monte Somma, dai produttori Annunziata, Anna Ferarra, Michele Romano, Olivella, Maurizio Russo, Poggio delle Baccanti, così come mi riferisce Domenico Ceriello dell’azienda Cantine Olivella di Sant’Anastasia.
Tranquilli! Le future generazioni saranno ancora ammantate dal magico mistero chiamato Catalanesca!
Santino Colella
dell’Associazione Italiana Sommeliers, vice-delegato dei Comuni Vesuviani