“Sabato, domenica e lunedì” al Teatro Piccolo di Fuorigrotta

Mentre le grandi compagnie teatrali si svendono a titoli facili e commerciali per attirare un pubblico sempre più viziato dalla solita minestra riscaldata, le idee più coraggiose e interessanti vengono realizzate da quei gruppi che vivono ai margini delle grandi luci delle ribalta; ma che comunque attirano frotte di spettatori “eletti”.

La Tribulet, a soli due anni di vita, dimostra di avere carattere e inventiva, portando sulla scena un’opera scritta da Eduardo De Filippo negli anni Sessanta del boom economico: Sabato domenica e lunedì. La commedia non è tra le più scorrevoli; ma il successo delle tre giornate consecutive, 28, 29 e 30 maggio, nel Teatro Piccolo di Fuorigrotta, fa ben sperare per il proseguo delle attività di questa giovane compagnia.

La rappresentazione del tedioso quotidiano di casa Priore, una famiglia medio borghese napoletana agitata da diverse microstorie (problemi finanziari, liti tra fidanzatini, rievocazioni del passato, ecc.), e dal tarlo del sospetto, che sarà causa dello tsunami che travolgerà i tantissimi personaggi sul palco, esprime un unico grande messaggio: l’incomprensione.

Ottima la scelta dei due protagonisti, interpreti dei coniugi Priore, Antonio Piaggio e Fancesca Bianco, che per più di due ore hanno dimostrato di reggere la scena in maniera eclettica e, a tratti, anche soggettiva. Divertenti e soprattutto misurati, il nonno di casa, la serva, e il ragioniere Ianniello, rispettivamente interpretati da Vittorio Corcione, Assunta Barbato e Gennaro Esposito.

“Queste tante vicende possono essere facilmente estrapolate dalla commedia,- spiega il regista Daniele Mazzocchi  -perché hanno lo stesso filo conduttore: lo stato di incomunicabilità fra le persone. Ci sono cose, più o meno importanti, che non possono essere dette, ed è così che nascono delle gravi insofferenze. Il teatro impegnato di Eduardo prevede lunghi monologhi e lunghe attese, e ciò può rischiare di spazientire il pubblico, oppure di annoiarlo. D’altro canto, in questa commedia, ci sono personaggi, che proposti in un certo modo, potrebbero essere delle facili macchiette, che contaminerebbero altrimenti il realismo dell’opera. Ci siamo mossi molto lentamente, per dare a ogni personaggio le giuste proporzioni. E quando quest’avventura sarà conclusa spero di cominciare al più presto un nuovo progetto importante”.

Gioacchino Iuzzino

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