La Focsiv ha scritto al ministro Stefania Prestigiacomo per sollecitare questa decisione.
Purtroppo gli Stati europei non hanno da subito dimostrato coraggio nell’accettare tale indicazione, ma noi sosteniamo che il Consiglio, e l’Italia in particolare, devono impegnarsi a ridurre le emissioni del 30% entro il 2020, come primo passo verso un più ambizioso obiettivo di diminuzione del 40%, se vogliamo evitare davvero gli impatti negativi del cambiamento climatico.
Al ministro Prestigiacomo è stato inviato anche il documento Clima e povertà, un business inusuale dove si affronta la struttura del nuovo fondo.
Sappiamo che la questione del finanziamento è ancora aperta, i Paesi in via di Sviluppo attendono i 30 miliardi di dollari che l’accordo di Copenhagen prevede siano trasferiti nel triennio 2010-2012 ma poco si sa sulle modalità e le tempistiche di concessione di questi finanziamenti.
L’Italia, ad esempio, a fronte di un impegno annuo di 200 milioni di euro, risulta esservi al momento la disponibilità della metà, ed il Fondo di adattamento è oggi una scatola vuota con solo 100 milioni di dollari.
La natura complessa dei finanziamenti per il clima e i molteplici interessi in gioco non fanno che riaffermare l’importanza di garantire meccanismi per bilanciare gli interessi più forti affinché i bisogni delle comunità povere ed emarginate non siano ancora disattesi.
Il documento formula alcune raccomandazioni precise, tra cui quella di nominare un difensore civile indipendente ed internazionale e di definire linee guida internazionali per il coinvolgimento di tutte le parti e per la loro attuazione nel rispetto dei diritti umani e degli standard sociali e ambientali concordati a livello internazionale.
FF