Il Gazzettino vesuviano | IGV

Un grande scempio e tante bugie

Pochi tra coloro che assisteranno al concerto di Muti nel “Nuovo Teatro degli scavi di Pompei” sanno di sedere su una pietra di tufo, abusiva e moderna, che ha cancellato l’antico teatro romano . Una nuova gradinata (spacciata per un falso intervento di restauro conservativo), composta da migliaia di pietre di tufo di moderna fattura ha violentato gli scavi di Pompei.

La barbarie non si è fermata a questa sola, eclatante e sconcertante azione, facilmente dimostrabile osservando com’è oggi il Nuovo Teatro (costato, come riportato da “Il Mattino”, 5 milioni di euro, tra opere edili e impiantistiche e come confermato dal segretario nazionale Uil-beni culturali, Cerasoli) e come era prima il Teatro Romano, ampiamente documentato su google, senza gradinate tranne che in un picolo pezzo, originale, in marmo. Una conferma degli stravolgimenti viene dal  progettista dell’intervento, incaricato dalla soprintendenza, che ha affermato sul “Corriere del Mezzogiorno”: “Il teatro di Pompei? Quello realizzato non è il nostro progetto”.

E’ stato usato cemento in strati molto spessi per coprire tubi passacavi e impianti idrici come documentano le foto pubblicate dal Gazzettino e da altri giornali tra cui il “Corriere della Sera” e il “Corriere del Mezzogiorno”. Sono stati usati con disinvoltura, come se il cantiere fosse quello di una strada della moderna città, mezzi meccanici pesanti, quali betoniere sia piccole che montate su camion e mezzi per il pompaggio a distanza del composto cementizio, martelli pneumatici a ridosso di murature archeologiche particolarmente fragili, bob cat e pale meccaniche. Non è finita: sono stati forati muri antichi per far strada a tubi per cavi elettrici, impianti idrici e impianti di scarico, ed altre violenze del genere.

Il tutto, ovviamente, in barba alle norme internazionali sui criteri di restauro, alle raccomandazioni, al codice dei beni culturali e alle norme “uni normal” che stabiliscono, nel dettaglio, come si opera per la conservazione dei monumenti , come si preparano i composti che si usano nel restauro e come e dove si applicano. Anche questi aspetti sono ampiamente documentati da foto e da due video, uno sul sito del Corriere della Sera, nella sezione “corrieretv” e l’altro sulla web tv del “gazzettinovesuviano.com”. e da una dettagliata relazione di denuncia inviata da Osservatorio Patrimonio Culturale al Ministro per i beni culturali, Sandro Bondi.

Per il Commissario Fiori non è successo nulla, ma lui, almeno, non ha invocato il complotto!

“Tanto più che è tutto rimovibile”, ha detto l’uomo della protezione civile, nominato per salvare Pompei  (forse dagli archeologi) in una gelatinosa intervista al “Mattino”. Più avanti è talmente convincente che “induce” il giornalista ad affermare senza virgolette che “i blocchi di tufo, cosi come il tappeto di cocciopesto – scrive Il Mattino del giorno 8 giugno scorso – sono stati, difatti, isolati dal terreno antico con teli di tessuto non tessuto, in maniera da poter riportare lo stato dell’opera alla situazione precedente l’intervento. Il tutto – si legge ancora nelle pagine della cultura del quotidiano napoletano – vale anche per le altre opere che una volta terminata la stagione degli eventi, possono essere eliminate senza problemi”.

In questo passaggio vi è una buona notizia che andrebbe nella direzione chiesta da Osservatorio Patrimonio Culturale al Ministro, di “ripristinare lo stato dei luoghi e realizzare un vero restauro conservativo”, proprio come si ordina ad un cittadino che commette una violazione edilizia, perseguibile anche penalmente.

Prima di passare a quella non buona mi verrebbe di chiedere, questa volta per davvero l’intervento della protezione civile, di sgomberare urgentemente il pubblico dal teatro e di invitare Muti e i giovani musicisti del San Carlo a scappare via per non essere sepolti dalla frana del tufo di moderna fattura.

Infatti, interpretando con naturale evidenza, quanto affermato dal quotidiano, vi è il rischio che tutta la pesante gradinata in tufo, frani nell’emiciclo dell’orchestra in quanto è, praticamente, ….solo adagiata sul tappeto del tessuto non tessuto che fungerebbe da slitta per tutta l’enorme volumetria di pietre. Dell’una, ho il teatro è da dichiarare immediatamente inagibile, oppure la pesante gradinata di tufo è saldamente cementificata sul pendio, magari attraverso opportuni cordoli in cemento armato ed ancoraggi al suolo e, quindi il pericolo è inesistente!

La notizia cattiva è il grave e consistente danno erariale che deriverebbe da opere costose e saldamente ancorate a terra di cui si pensa alla rimozione. Chi ne pagherà i danni?

Invece, non sarebbe stato più semplice, rispettoso del monumento e notevolmente meno costoso, lasciare il teatro (restaurato per davvero) con la tipologia di gradinate preesistenti in legno, chiaramente e facilmente reversibili, con servizi e infrastrutture più leggere, come si fa da più parti e come si è fatto, con successo nei decenni passati, anche a Pompei, dove si sono esibiti maestri come Bernstein, Maazel e Rostropovich, ed ancora artisti come Nurejev, Sinatra e Miles Davis.

A sentire Fiori sembra che solo nell’era della Protezione Civile ha inizio a Pompei la stagione degli spettacoli negli scavi di Pompei.

Antonio Irlando

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