Il principale protagonista del consiglio comunale di martedì scorso è stato indubbiamente Antonio Agostino Ambrosio. Tanti nei mesi scorsi davano per finita la stagione politica del più volte sindaco di San Giuseppe Vesuviano, e invece martedì scorso tutto è sembrato come non meno di sei mesi fa: Ambrosio di nuovo in sella, di nuovo sindaco. Stessa squadra di assessori, stessa solita battaglia tra il primo cittadino e Vincenzo Catapano del Pdl. Qualcosa però è cambiato: dopo un’estenuante battaglia legale presso il Tar della Campania, vinta il 19 maggio scorso, restano gli strascichi di una vicenda che ha collegato per mesi il nome di Ambrosio e dei suoi alleati alla criminalità organizzata. Le motivazioni della sentenza ancora non sono note ma il sindaco è stato più che chiaro nell’assemblea di martedì: “Chi ha sbagliato pagherà”. Parole durissime contro le opposizioni. A Dora Franzese del Pd che l’aveva duramente accusato di compiere “disastri politici” e “scelte scellerate”, rispondeva: “La tua è una grossa caduta di stile, non ho mai sentito accuse così gravi partire da te. Abbiamo la fiducia di diecimila cittadini che col loro voto hanno scelto me. Poi non si spiega che un partito come il Pd, che a livelli nazionali viaggia intorno alla media del 25%, a San Giuseppe a malapena si avvicini al 5%. Sono parole inutili in un giorno di festa per il nostro paese, a cui abbiamo ridato dignità”. Subito dopo gli strali contro quelli che secondo Ambrosio sono i “mandanti di tutto ciò. Non è possibile adottare un provvedimento alle spalle di un amministratore. Almeno queste persone, penso ai vari Nespoli, Bobbio, Laboccetta, hanno avuto il buon senso di rispettare la sentenza del Tar. Vi sono dei falsi nelle documentazioni portate all’attenzione del Consiglio dei Ministri. Chi ha agito in malafede pagherà. Chi mi conosce sa che lotterò finché avrò vita per la verità. E’ una vergogna: c’è gente che ha stappato lo champagne il giorno dello scioglimento. L’incontro con Cutolo non c’è mai stato. Tra l’altro il gruppo criminale menzionato nelle documentazioni non esiste, e questo in base a una sentenza della Procura di Nola. Mancavano i presupposti per lo scioglimento eppure si è portata avanti una ‘congiura’. Vi sono veri e propri settori deviati dello Stato responsabili di tutto ciò”. Secondo il primo cittadino, “con questa vicenda hanno perso tutti. E’ stato infangato il nome del paese. Non abbiamo nemmeno festeggiato il giorno del reintegro”. Poi una riflessione sul piano personale: “Ho passato cinque mesi sulle carte, anche il giorno di Capodanno, mentre tutti festeggiavano ero al lavoro per raggiungere il risultato di oggi”. Un affondo poi sul consigliere Ugliano, che non aveva firmato il ricorso al Tar e che oggi siede nei banchi dell’opposizione: “Ti do un consiglio: limita le azioni di tutoraggio, già peraltro avviate, di Catapano. Un altro consiglio: non ti innervosire”, riferendosi al battibecco precedente tra Ugliano e il vicesindaco Santorelli. Lo stesso Pdl, al quale appartengono gli “avversari” storici del primo cittadino, avrebbe manifestato la sua vicinanza all’amministrazione Ambrosio con telegrammi di felicitazioni provenienti da esponenti di spicco del partito del premier Berlusconi. “Ringrazio i ventuno che hanno firmato il ricorso. Anche grazie a voi oggi siamo qui. Passiamo dal Mpa all’Udc. Non tutti hanno aderito. Certamente non volevamo fare l’en plein. Auguro a tutti buon lavoro. L’attuale giunta ha la fiducia a sei mesi”. Frecciate infine contro i giornalisti macchiatisi, secondo Ambrosio, di vero e proprio “sciacallaggio. Ho visto in questi mesi dello sterco giornalistico. Anche in questo caso chi ha sbagliato pagherà. Rileggerò tutti gli articoli da qui a cinque mesi fa, e già mi sono consultato con i miei legali su come agire”. Insomma, un Ambrosio a tutto campo dopo mesi di silenzio: “Mi hanno chiesto di essere dolce, anzi dolcissimo, invece sono stato semplicemente me stesso”.
Antonio Averaimo