La strana rimozione di Fiori, nel giorno del trionfo di Muti

A molti non è sembrato un caso (per noi è una cattiveria…!) che con Muti ancora sul palco per il secondo dei due concerti (venerdì 11 giugno) che hanno inconsapevolmente (per Muti) inaugurato lo scempio del “Nuovo teatro degli scavi di Pompei”, (sorto dopo la colpevole distruzione, contrabbandata per “restauro”, del romano Teatro Grande), da Roma giungeva il “benservito” al commissario per l’area archeologica, uomo della Protezione Civile, Marcello Fiori.

«L’ex braccio destro di Bertolaso – secondo quanto scrive il Mattino nella prima pagina della cronaca – è stato per il consiglio dei Ministri, l’uomo giusto su cui puntare».

Se ciò è vero, è stato certamente poco cortese il “licenziamento inaspettato” per un uomo osannato (sempre nello stesso giorno del secondo concerto di Muti) da un paginone del giornale napoletano (dove è stata fatta assoluta attenzione redazionale per evitare che apparisse un lieve riferimento allo scempio del teatro compiuto nell’era commissariale).

La poca cortesia nel comunicare a tutti che «in considerazione del venir meno delle esigenze che avevano indotto a dichiarare lo stato d’emergenza nell’area archeologica di Pompei, ne è stata decisa la revoca», giunge addirittura quando, sempre il maggiore quotidiano napoletano, ne pubblica una foto dove Fiori mostra, finalmente con stile d’archeologo, un frammento di decorazione pompeiana.

Lo ripetiamo è stata una cattiveria che ha privato, di netto, “l’uomo giusto”, non dico della possibilità di salire, almeno nel secondo concerto, sul palco del “Nuovo teatro degli scavi di Pompei”, al fianco di Muti a condividere i meritati applausi, ma di commentare con competenti e trionfanti dichiarazioni l’evento musicale pompeiano.

Di colpo, ed è stato un colpo per molte redazioni, non abbiamo più ritrovato lo stile inconfondibile di suadenti comunicati stampa che hanno ringiovanito l’archeologica comunicazione della soprintendenza.

Che tristezza si prova a ricordare il piacere di essere stati in una “nuova dimensione fiabesca”, quando, ad ogni buona occasione, veniva riproposto il claim “PompeiViva” (ossessivamente poi impresso in tutte le nuove inferriate e recinzioni previste nel cosiddetto “piano di decoro” degli scavi), oppure “Friendly Pompei”, “Pompei bike” ed ancora il “Cantiere Evento” (non è quello dello scempio del Teatro Grande) della Casa dei Casti Amanti e della vicina dimora di Giulio Polibio. In quest’ultima casa pompeiana, grazie alle feconde intuizioni promozionali partorite nell’era commissariale, l’antico proprietario “rivive” in un ologramma. Una tecnica che, secondo indiscrezioni, si pensa di utilizzare per far rivivere la categoria degli archeologi, dei restauratori ed anche per far “rivivere” luoghi cancellati (come il teatro) da false e nuove gradinate e da indiscriminate colate di cemento, spacciate miseramente per il “nobile cocciopesto”.

Si è messo di suo anche il Ministro Bondi, quando alla Camera, sempre nel giorno del primo concerto di Muti, ha corretto al rialzo il costo dello scempio del Teatro Grande.

Secondo Fiori l’intervento è costato 4,9 milioni di Euro, Bondi lo ha smentito, rettificando: 5,5 milioni!

E questa volta è proprio “Il Mattino” a dare conto della “correzione ministeriale”, apparsa sempre l’11 giugno ma nella pagina degli spettacoli, di lato alla recensione del “Concerto per il San Carlo” (un refuso?).

Per noi è un caso ma a molti non è sembrato un caso, l’ennesima “sgradevole” coincidenza. E non è finita.

Sempre venerdì 11 giugno, in gran segreto, giungono agli scavi di Pompei, mandati da Roma (personalmente, si dice, dal Ministro Bondi), due ispettori ministeriali e che ispettori!

Sono stati visti il direttore e segretario generale del Ministero, Roberto Cecchi, e il presidente del consiglio superiore dei beni culturali, Andrea Carandini che hanno visitato il teatro e le aree limitrofe e raccolto carte “per capire”.

Povero Fiori. Troppa ingratitudine per chi, solo pochi giorni prima, aveva solennemente dichiarato, con alto senso dello Stato, che «In Italia si apre un nuovo (verissimo, che chiarezza! ndr) straordinario teatro, in un momento non facile per la cultura (verissimo, che autonomia di pensiero! ndr), questa è la risposta che arriva da Pompei».

Almeno il sindaco di Pompei faccia qualcosa per compensare l’ingratitudine del Ministro Bondi che, poco più di un mese fa annunciò, dinanzi a decine di giornalisti e autorità, con grande enfasi, che a Fiori l’intero Governo italiano avrebbe prorogato la permanenza a Pompei per completare i programmi avviati. Da allora ad oggi, cosa è cambiato di “botto”?

Antonio Irlando

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