Il ritorno del bel tempo incoraggia escursioni fuori porta. Meno di cinquanta chilometri sulla Napoli-Salerno per immergersi in un’oasi di pace e bellezza e scoprire l’Abbazia della Santissima Trinità di Cava de’ Tirreni dove fervono i preparativi per festeggiare i mille anni della sua fondazione. Eretta nell’XI secolo la basilica benedettina acquisì in breve tempo una tale importanza da essere considerata una sorta di “Cluny italiana”.
Nella Basilica Benedettina eretta sul ciglio del torrente Selano, ai piedi del Monte Finestra, nel Parco dei Monti Lattari e, a breve distanza dalla divina costiera amalfitana, si può ammirare un’apoteosi di marmi policromi e affreschi. Nella brochure del monastero, è sottolineata la similitudine con il romanzo di Umberto Eco, Nel nome della Rosa, dove si parla di monaci, di libri, di dotti studiosi, di misteri, d’inconfessabili segreti, ma soprattutto si racconta di una grande abbazia benedettina, immersa nel verde.
La ricorrenza, con il ricco calendario di eventi è stata presentata durante il convegno “Badia di Cava de’ Tirreni 1011-2011: “aspettando il Millennio”, presenti buyer, operatori turistici e giornalisti.
Il sito religioso fu costruito nel 1092 da Sant’Alferio Pappacarbone di famiglia nobile salernitana di origine longobarda formatosi a Cluny, la cittadina nel Nord est della Francia dove si era costituito il primo nucleo benedettino, sotto Guglielmo il Pio. Consacrata dal papa Urbano II fu completamente ricostruita nel XVIII sec su disegno di Giovanni Del Gaiso e ancora sono evidenti cospicui elementi dell’antico impianto medievale come l’ambone cosmatesco e la Cappella dei SS. Padri ristrutturata e rivestita di marmi multicolori nel 1641.
L’Abbazia di Cava divenne ben presto una fiorente Congregazione artistica, l’Ordo Cavensis disponendo di una flotta di piccole navi che facevano la spola con i porti d’Oriente e proprietaria del Castello dell’Angelo a Punta Licosa. Alle sue dipendenze annoverava 500 tra chiese, abbazie e priorati ed estese la sua influenza spirituale e temporale in tutto il Mezzogiorno. Durante i secoli, l’abbazia si è arricchita di molte opere d’arte di epoche diverse: edifici, affreschi, mosaici, sarcofagi, sculture, quadri, codici miniati e oggetti preziosi.
Nel 1394 l’abbazia, nella valle metelliana, fu eletta a vescovado e fu il momento di massimo splendore con le sue architetture: il chiostro su colonnine binate di marmi con capitelli romanici e archi rialzati, incastonato nella roccia; la sala del Capitolo Vecchio, la sala capitolare, gli spazi del palatium duecentesco. Da osservare il paliotto marmoreo del sec. XI, le sculture di Tino di Camaino e il pavimento in maiolica. Nel pio luogo un archivio, un museo con dipinti, statue lignee, bassorilievi una carta nautica del quattrocento, una biblioteca con oltre 15.000 pergamene, 120 incunabili, 300 edizioni cinquecentesche e 30.000 volumi, aperto ai pellegrini di sesso maschile, ospitò, tra gli altri, Torquato Tasso, Pietro Giannone, Gaetano Filangieri.
L’Abbazia dista circa tre chilometri dal centro cittadino di Cava de’ Tirreni, dove nel XIV e XV secolo si sviluppò il Borgo Scacciaventi, pregevole esempio di emporio commerciale, la strada principale con portici e palazzi porticati.
La celebrazione del millennio, prevede una mostra di De Chirico, premio letterario, conferenze, XI tappa del Giro d’Italia, mostra in ricordo di Gino Palumbo, Disfida dei Trombonieri, tornei giovanili, trofeo delle due Sicilie, Festa Medioevale.
Per gli amanti delle escursioni, partendo dall’Abbazia il percorso nel parco regionale dei Monti Lattari è segnalato da 34 sentieri, tra i quali il più spettacolare il “Sentiero degli Dei”. Il clima in ogni stagione e l’ambiente incontaminato favoriscono la fauna terrestre e marina e una flora spontanea rigogliosa in cui le coltivazioni (vigneti, uliveti e agrumeti terrazzati) si sono integrate magnificamente.
Mario Carillo