Esce, per i tipi della Samuele Editore di Fanna di Pordenone, la piccola antologia di poesie sulla maternità ”L’amore del giglio”. Un volumetto introdotto in copertina da una prestigiosa tela di Carlo Sbisà (1889-1964), notissimo pittore triestino che con “L’attesa” bene apre le 80 pagine dell’undicesima edizione della collana Scilla dell’editore pordenonese.
Un volume che raccoglie cinque autori di differenti nazionalità che hanno scritto, ognuno attraverso il proprio particolarissimo sentire socio-culturale, testi sul tema scelto. Si trovano così un’autrice messicana (Alejandra Craules Breton) che illustra il dramma di un rapporto spezzato dalla morte della figlia neonata, un’autrice ucraina (Natasha Bondarenko) che delinea le sfumature d’amarezza di un difficile rapporto d’amore, un autore marocchino (Nabil Mada) che tra le moschee ricorda la genitrice con l’affetto sereno d’un figlio, un autore francese (Patrick Williamson) che dipinge paesaggi di cornice su dialoghi e soliloqui, e in ultimo un autore italiano (Domenico Cipriano) che ricorda la madre e l’amore per lei secondo un’usanza tanto cara a buona parte della poesia italo-meridionale.
Questa piccola antologia, oltre ad essere impreziosita dai testi originali a fronte, si pregia anche di uno scritto introduttivo di Maria Luisa Spaziani, che dice “c’è molto dramma in queste poesie che vanno dal Messico all’Ucraina al Marocco alla Francia fino alla nostra Italia, e non mancano accenti che riflettono il dramma della loro esistenza e convivenza, e non manca naturalmente nemmeno un grande tema previsto tra i nove citati in apertura, quello dei ricordi. La memoria è infatti la massima radice senza la quale l’altra massima radice, la mamma, non potrebbe creare foreste infinite, quelle che rendono sovranamente umana la nostra vita”. Parole queste a cui fa eco il poeta nostrano inserito nell’antologia, Domenico Cipriano, con i versi “C’è più sacralità in questa casa / che nella chiesa di paese. / E’ il messaggio globale / (non semplicemente mediatico / e mortale) che alimenta granelli / dello stesso riverbero di voci / di una profonda fede, e mia madre / sussurra le parole e dà calore / ai fotogrammi del saluto”.