Strane manovre agli Scavi di Pompei

Ma cosa sta succedendo negli scavi di Pompei dopo che lo scandalo del falso (e costosissimo) restauro del Teatro Grande è venuto alla luce? Intanto, la comunità internazionale che ama Pompei  inizia a chiedersi: perché al posto di un antico teatro romano sia stato realizzato un “Nuovo Teatro” il cui prezzo è lievitato da euro 449.882 a ben 5 milioni e mezzo, mentre intere zone dell’area archeologica cadono a pezzi?

Qualcosa di molto strano sembra per davvero che sia in atto, se finanche il presidente del Consiglio dei Ministri, Silvio Berlusconi ha rinunciato alla visita degli scavi programmata per la fine del mese di giugno ed annunciata durante il suo intervento all’assise di Federalberghi, martedì 8 giugno.

“C’è stato, disse il premier davanti all’Assemblea degli albergatori, un grande lavoro del ministro Bondi e di Mario Resca (direttore generale per la valorizzazione del patrimonio culturale, ndr), che hanno riportato Pompei ai fasti che merita”.

Era felice Silvio, quando con l’entusiasmo di un giapponese al suo primo viaggio all’estero, disse:”Andrò a Pompei” e lo avrebbe fatto per esaltare i risultati ottenuti dalla “sua” protezione civile, impegnata per due anni a “salvare Pompei”.

Che cosa lo ha turbato, innervosito al punto da annullare la visita tanto gradita anche ai suoi fans? Sarà stato il solito Fini, qualche fondazione di troppo nata all’interno del suo partito o la mancata scoperta di una nuova casa pompeiana da ribattezzare, magari, domus del cavaliere?

Resta il fatto, documentato, che proprio nel giorno del concerto di Muti (il 10 giugno) che inaugurava il “Nuovo Teatro” negli scavi di Pompei, a Roma il governo deliberava e Berlusconi decretava che “è revocata la dichiarazione di stato d’emergenza in relazione alla situazione di grave pericolo in atto nell’area archeologica di Pompei”.

Vale a dire, via la Protezione Civile, si torna alla gestione ordinaria degli scavi.

Un provvedimento frettoloso che, tra l’altro, ha smentito clamorosamente il ministro Bondi che alcuni mesi prima, proprio a Pompei, aveva annunciato la volontà del Governo di chiedere al commissario Marcello Fiori di rimanere a gestire l’area archeologica oltre la scadenza della nomina fissata per il 30 giugno scorso, proprio per completare il “meritorio lavoro in corso”.

Sembrava tutto finito ed invece no! Ecco presentarsi una nuova ordinanza, la numero 3884 del 18 giugno 2010, titolata “Disposizioni urgenti conseguenti alla chiusura dello stato di emergenza nell’area archeologica di Pompei ed avvio della fase post-emergenziale”. La prima domanda che viene è banale: perché tanta fretta per l’emanazione del decreto di fine emergenza? la seconda, ma non era possibile pensarci prima e fare una sola ordinanza che chiudesse la fase emergenziale e gettasse le basi per il passaggio delle consegne dalla straordinarietà alla ordinarietà, senza lasciare vuoti?

Nell’ordinanza viene dato un solo mese di tempo al commissario Fiori per “preparare una relazione sugli interventi realizzati e sulla situazione contabile”, precisando che “le risorse finanziarie residue passeranno dalla contabilità del Commissario alla contabilità della Soprintendenza”.

Più avanti nell’ordinanza vi è la sorpresa (da qualcuno chiesta e attesa) perché si dà incarico a chi si è occupato di emergenza di protezione civile di “elaborare una proposta per costituire una Fondazione finalizzata alla gestione, alla valorizzazione e alla promozione del patrimonio archeologico e museale di Pompei, Ercolano e degli altri siti dell’area”.

E’ tutto chiaro o non vi sembrano strane manovre?

Buona fortuna, Pompei!

Antonio Irlando

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