Grande Mela, 13 gennaio 1966. Va in scena una performance destinata arimanere nella storia: suonano i Velvet Underground, insieme alla modella Nico. E’ l’inizio del progetto “Exploding plastic inevitable”, nato dal geniale eclettismo artistico di Andy Wharol, che vede il connubio tra pop art, cinema, rock psichedelico e luci stroboscopiche. Tema di fondo la provocazione, il non convenzionale.Lo scopo?Far breccia nel tessuto creativo newyorkese in fermento. Sono passati più di quarant’anni e la moda ripercorre lo stesso provocatorio cammino (la breccia è ora rivolta ai nostri armadi altrettanto in fermento). Oggi come ieri, un’apparizione stupefacente quella calcata sulle passerelle dal plastic look ( plexi e pvc ).
La sua anima si “tinge” di soluzioni variopinte, dagli accenti crazy. Continua è la ricerca, l’impegno, la sperimentazione. Note contemporanee addolciscono le estremizzazioni; sensualità e femminilità restano i capisaldi dello stile ( priorità essenziale di ogni look ).
Come per l’abito bustier con applicazioni (pop), Emporio Armani; o quello monospalla, DSquared. Sofisticatezza con il bolerino profilato di stoffa, Frankie Morello; surplus di stravaganza e impronta tribal-fetish per i ( mini ) abiti Versace dalle stampe esotiche colorate al neon: gialli, senapi, verdi e neri alternati a plastificazioni aderentissime .
L’obiettivo è il futuro. Ma plexi e pvc sono legittimi a regnare su abiti ( e accessori ) dall’appeal metropolitano, portabili dunque, con quella giusta nota ( ipercolorata ) crazy. Irriverentemente “life in plastic, it’s fantastic” !!
M.C.D’Apolito