Il silenzio informa più del caos

I giornalisti non scioperano, promuovono e partecipano ad una “giornata del silenzio” che si tiene oggi, mentre leggete queste righe, confezionate in “pieno caos”.  Mentre tutti urlavano le proprie ragioni, nessuno ascoltava l’altro, il vicino, il prossimo, mentre il governo non ascoltava il Capo dello Stato, i partiti, gli uomini e le donne che protestavano per la perdita del lavoro, per le incertezze del futuro.

Abbiamo scritto mentre tutti urlavano tutto, contro tutti, spesso anche contro se stessi.

Le urla contro la paura di un futuro sempre più buio, fumoso, immateriale, senza solidità.

Le urla nel caos in cui ogni giorno la politica fa sprofondare la democrazia.

Le urla, il caos di chi vede la dignità calpestata, i valori smarriti, i riferimenti franare.

Tutto è percepito con maggiore gravità se la stampa non potrà più spiegare gli scenari inquietanti, le responsabilità di chi governa abusando del potere pubblico e della democrazia per usi personali, affaristici e criminali.

Il bavaglio non sarà messo alla stampa ma una benda, fitta e impenetrabile, coprirà gli occhi e le coscienze di ognuno.

Oggi l’indignazione, anticorpo della illegalità, è ai minimi termini, domani, per le generazioni dei più giovani, verrà annientata. Nessuno saprà più quale grande strumento è stata per l’affermazione della democrazia.

Si conoscerà solo la rassegnazione e la schiena piegata, il sorriso smarrito, la sfiducia in noi e nel nostro prossimo. Il caos sarà sempre più assordante.

Non ascolteremo più le voci e i suoni della natura, di chi ci è vicino e chiederà aiuto, solidarietà, condivisione. Il caos distruggerà le nostre superstiti armonie.

Ecco la nascita di uno sciopero per dire basta al caos ed affermare il valore del silenzio.

Lo inizieranno i giornalisti, dovremmo certamente applicarlo tutti. Nessuno ha più il tempo, la voglia e la serenità per decifrare i danni derivanti dalla crisi della democrazia, prima ancora di quella dell’economia.

Il silenzio ci aiuterà a mettere ordine in noi stessi e ad affermare i valori della democrazia anche nelle nostre coscienze. Il silenzio darà voce alla nostra anima e a quella degli altri.

Loro, le anime, non solo i giornalisti, sapranno parlarci, in silenzio, ed informarci, senza bavagli (sia imposti per legge che autoimposti per convenienza) sui guasti della nostra democrazia ed indicarci le soluzioni per uscire dal caos. In silenzio.

Antonio Irlando


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