Nonostante le tante forme di abusivismo ed inciviltà continuino ad abbondare da via Bonito a Pozzano, passando per l’Acqua della Madonna, vigili urbani e capitaneria di porto sono intervenuti giovedì mattina nei pressi della banchina “Zì Catiello”, Molo Quartuccio, per sgomberare la zona di arenile pulita dai tre operai cassintegrati dell’indotto Fincantieri, da mesi impegnati in una personale protesta contro la mancanza di lavoro. Che sia ben chiaro: la violazione esisteva, visto che erano stati posti paletti collegati da corde per delimitare la zona di spiaggia stabiese ripulita da spazzatura di ogni genere, ma negli ultimi mesi tante irregolarità nella fruizione delle spiagge sono state addirittura “legalizzate” da provvedimenti quantomeno discutibili. L’area, vasta circa 600 metri quadrati, sorge nel versante di arenile pubblico antistante al lungomare di Castellammare di Stabia. Lì, da aprile, tre ex operai dell’indotto Fincantieri stanno gratuitamente garantendo la pulizia della spiaggia, per dimostrare alle istituzioni la voglia di lavorare che tanti stabiesi hanno. Proprio lì, agenti municipali e militari del mare sono intervenuti per sgomberare una perimetrazione formata da paletti in legno conficcati nella sabbia e collegati tra di loro da una cima. Ciò determinava una sottrazione all’utilizzo pubblico di un’area demaniale marittima che risultava adibita a stabilimento balneare improvvisato, munito anche di doccia e zona solarium ricavata sull’ultimo tratto del Molo Quartuccio. Il personale militare è intervenuto sul posto con l’ausilio dei mezzi messi a disposizione dal Comune. Dopo lo sgombero, i tre ex operai hanno deciso di manifestare tutto il proprio dissenso per l’operazione, barricandosi sull’impalcatura all’esterno della Cattedrale stabiese. Armati di megafono, con l’intenzione di attirare l’attenzione degli uffici di Palazzo Farnese, i tre manifestanti hanno atteso per ore che qualche rappresentante dell’amministrazione, senza avere risposte. «Senza la nostra presenza, l’arenile diventerà sicuramente una discarica, come era prima – affermano i tre cassintegrati di una ditta che lavorava per Fincantieri – e il Comune, invece di venire incontro alla nostra voglia di lavorare, ci sgombera dalla spiaggia, quasi come se noi avessimo sporcato e non pulito». La protesta particolare, a tratti folkloristica, messa in atto dai tre ex operai nelle scorse settimane è diventata l’icona del lavoratore stabiese in cassa integrazione, con tanta voglia di lavorare e senza alcun datore di lavoro. A metà luglio, invece, è improvvisamente diventata una protesta da cancellare, da marchiare come “abusiva”. Però, adesso l’arenile stabiese è stato restituito al pubblico utilizzo.