Parola in codice:country utility.Il “sapore”?Naturalmente “rough”.

Una buona, ottima notizia arriva dalle passerelle dell’estate: nessuno, nè la mamma nè l’amica invidiosa, o il fratello simpaticone, potrà permettersi di osservarvi con sufficienza (e buona dose sarcasmo), liquidandovi con un inclemente “Sembri un sacco di patate”. Sissignori/e, sacchetti e sacchettini sembrano essere diventati il nuovo non-plus-ultra dello chic. Uno chic pragmatico, come la vita in campagna. Il country side sbarca nelle metropoli. A partire dal dèfilè di Chanel, che ha ricostruito un idillio da “Sabato del Villaggio”, con tanto di fienili e pastore, proprio al Grand Palais (leggi cuore di Parigi ).

L’estetica barbarica e eco-friendly  aveva già contagiato la scorsa primavera  le irriducibili del glamour: trasformate in delle sofisticate ragazze pauperiste nella passerella Miu Miu, hanno indossato abiti dall’effetto saio e dècolletèes annerite dal carbone (quasi un omaggio alle opere di Burri). Il sacco non più forma , ma soprattutto materia (stropicciata ad arte).

Questa stagione ecco invece sfilare salopette -Ralph Lauren-  e giacche multitasche -Louis Vuitton-, mantelle da ranger forestale -Chloè-, grembiuli da giardiniera perfetta firmati Kalvin Klein, Donna Karen e Celine.

L’Oscar del “reality-wear” spetta a Stella McCartney: giacche, shorts e pantaloni nati per la vita vera, divise da lavoro  trasformate in mise extralusso, dalla purezza di tagli e linee che non tradiscono la femminilità. E l’aspetto della natura? Attuato con l’impiego di tessuti organici e materie prime di recupero (basti pensare all’integralismo vegano di Stella, che ha bandito dalle  passerelle pelle e pellicce).

Meno chiffon più lino anche per Kalvin Klein che tesse un’ode alle cotonine, alle jute, alleggerite, sbiancate, ricalibrate e riporta in auge tele autoctone come il percalle made in Usa.

Il farm-style celebra le tinte naturali di garza, lino e cotone accostate al bianco e accessori come zeppe in legno, borse in corda e rafia. O in alternativa, a dettagli in cuoio o dorati capaci di riscoprire il  lato più “tosto” di questo mood green oriented.

Bisogno di autenticità. Niente fughe, ma grandi ritorni per un’eleganza tutta nuova, che celebra il realismo della vita di fattoria. Che sia il segnale che la moda torni ad avere un peso reale e che stia guardando giù giù alla concretissima terra? Può darsi. Le sfilate ,è vero che, debbano inneggiare al sogno..ma la verità è che i sogni vanno (sopattutto) coltivati, magari dopo aver piantato dei “buoni” semi.  

                           M.Chiara D’Apolito

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