Chi ama ed ha a cuore le sorti della natura dei Monti Lattari deve sapere che da un po’ di tempo nella lussureggiante faggeta del Faito nei pressi dei faggi monumentali, di pian del pero, delle neviere, una nuova moda in fatto di giochi di ruolo sta prendendo piede arrecando seri danni alla fauna e alla flora della montagna e disturbando, scoraggiando ed avvilendo, i pochi turisti ed escursionisti rispettosi dell’ambiente. Tutto questo in un’area naturale protetta, nel cuore del Parco Regionale dei Monti Lattari, in piena “zona A” l’area di tutele integrale, dove la priorità dovrebbe essere esclusivamente la tutela e la conservazione della natura. A lanciare l’allarme è Catello Di Capua presidente dell’Associazione di Promozione Culturale Vivi la Natura Monte Faito, da anni impegnato per promuovere uno sviluppo turistico di tipo ecosostenibile per il Faito. Come spiega il sig. Di Capua, in passato ha lui stesso praticato questo sport pensando di promuovere una buona attività, poi una volta appreso che violava la legge e danneggiava la natura del Parco ha iniziato a battersi affinché ci fosse più rispetto per l’ambiente e la legalità. Si tratta dei cosiddetti “giochi di guerra simulata” meglio conosciuti come softair così chiamati per l’utilizzo delle air soft gun, letteralmente “armi ad aria morbida”, ossia le armi giocattolo ad aria compressa (energia alla volata non superiore a 1 Joule) da cui vengono esplosi proiettili di plastica. Il softair è caratterizzato da una grande varietà di giochi diversi che spaziano da un approccio meramente ludico ad un approccio di tipo sportivo, un approccio ricreativo ad un approccio strategico-simulativo, comprendendo varie sfumature all’interno di questi quattro estremi. Il softair è dunque un gioco o uno sport che mira a ricreare ipotetici ma verosimili scenari di guerra, la cui pratica dovrebbe essere utile solo ad “ammazzare” il tempo, mentre mette a rischio il delicato equilibrio del bosco a causa della confusione, il calpestio e l’inquinamento che i praticanti generano. Chi gioca al softair non può essere paragonato ad un semplice ed innocuo escursionista, i concorrenti si muovono in grossi gruppi senza seguire il tracciato dei sentieri, si sparpagliano nel bosco, si nascondono dietro gli alberi e le rupi, calpestando e schiacciando importanti piante del sottobosco. Molti animali sentendo arrivare un così numeroso e agguerrito gruppo di umani, abbandonano spaventati la cova, lasciano i loro piccoli, e rischiano di essere feriti per errore, i proiettili di plastica esplosi dalle armi giocattolo sono per legge innocui per l’uomo ma questo non significa che lo sono anche per tutti gli altri animali. Va poi considerato il fattore inquinamento in primis i proiettili esplosi, una miriade di sferette bianche di comunissima plastica imbrattano il suolo (ne esistono di biodegradabili, ma costano, e non sono obbligatori). Di notevole entità è poi l’inquinamento che una così nutrita comunità genera… cartacce, buste, confezioni di munizioni, resti di cibo e poi volantini che annunciano l’attività ludica appiccicati agli alberi e mai rimossi, infine il disturbo che i finti guerrieri arrecano a chi va in montagna per godere della natura, del fresco e della quiete del bosco, della storia e della cultura locale, ed invece si ritrova ad assistere a vere e proprie battaglie che seppur simulate sono orrende a vedersi perché richiamano l’orrore della guerra.
Come spiega il sig. Di Capua, il softair come gioco o sport, andrebbe praticato in appositi campi attrezzati, da realizzare nella “zona C” l’area di riqualificazione urbana e ambientale e di promozione e sviluppo economico del Parco, così da non arrecare danno e disturbo alla natura e a chi la natura vuol godersela in armonioso rispetto, non è concepibile che venga usato come campo di gara la zona di maggior pregio del Parco Regionale dei Monti Lattari; non è accettabile che per il sollazzo di pochi giocatori si verifichi la sofferenza di una grandissima varietà di esseri viventi. A suggerirci queste conclusioni, è il buonsenso e le leggi nazionale e regionali che governano la tutela della natura, si spera dunque che gli amanti del softair trovino, in modo ragionevole, spazi più idonei per coltivare questa loro passione e che gli enti preposti al controllo e alla salvaguardia della natura del territorio siano più attenti e solerti nell’impedire queste dannose mode.
Ferdinando Fontanella