Sant’Anastasia, il sindaco Esposito: “Il Parco del Vesuvio è morto”

Il sindaco di Sant’Anastasia Carmine Esposito in prima fila per la difesa e la riqualificazione del territorio. Questo quanto è venuto fuori da una conferenza stampa convocata dal primo cittadino anastasiano sui problemi ambientali.

«Sono andato di sabato mattina, alle sei, a via Coscialonga, a via Pontediferro, a via Somma e ho potuto riscontrare un fetore indescrivibile derivante da liquidi non meglio identificati e certamente non si trattava di acqua. Forse scarichi industriali, ma anche sversamenti civili illeciti.

A seguito di questo mio intervento subito sono stato in contatto con le forze dell’ordine e ho provato a contattare tutti gli uffici che dovrebbero tutelare la salute pubblica, ma ho dovuto riscontrare, nel finesettimana, il totale deserto che ha confermato in me la convinzione che siamo di fronte ad una organizzazione istituzionale che è totalmente insufficiente rispetto ai bisogni della gente».

Una volta convocata la riunione con le tante agenzie sovra comunali che operano sul territorio vesuviano come l’Arpac, Asl, Autorità di Bacino, Gori, Carabinieri, Uffici Tecnici, Guardia Forestale, Ente Parco, il sindaco Esposito ha subito voluto un incontro con la stampa.

«Voglio individuare il problema e risolverlo anche perché, contemporaneamente al lavoro che stiamo svolgendo per affrontare la questione Amav, abbiamo posto la massima attenzione all’igiene al ciclo dei rifiuti e a tutto ciò che attiene alla pulizia e al verde sul territorio anastasiano.

Ho detto una sola cosa alle tante agenzie convocate: se non intervengono a stretto giro a riguardo dei problemi di via Starza, la messa in sicurezza e la pulizia degli alvei (situazione catastrofica) e delle strade di accesso al Parco del Vesuvio, farò le ordinanze in danno su tutto e denuncerò tutto alla Procura della Repubblica. Su questa questione ci giochiamo tutto».

Per Esposito è inconcepibile che in un paese dove non si costruisce, non ci sono fabbriche, dove si paventa la possibilità di intraprendere un percorso economico improntato al turismo ambientale e religioso, contemporaneamente sia lasciato nel più totale abbandono con i lagni occlusi di rifiuti ed abbandonati. «Per accedere al Parco del Vesuvio bisogna chiedere il permesso al presidente per poi rendersi conto dell’impossibilità di salire alla Montagna a causa dell’impraticabilità dei sentieri.

Credo che una buona politica inizi dall’ambiente, dalla pulizia, dall’igiene, dalla salute e dalla vivibilità. È stato questo lo slogan della nostra campagna elettorale – ha continuato Esposito – il punto centrale rispetto al quale abbiamo detto la nostra anche sull’Amav ed è stato il primo punto dal quale abbiamo cominciato la nostra attività amministrativa».

Il discorso di Carmine Esposito proseguiva con toni estremamente accesi quando la discussione proseguiva proprio a riguardo dell’Ente Parco del Vesuvio.

«Penso che l’Ente Parco del Vesuvio abbia inguaiato il Monte Somma. Chi ha ideato il Parco Nazionale sul nostro vulcano aveva sicuramente delle buone intenzioni, ma oggi ci siamo trovati, dopo anni di mala gestione, con una risorsa che è diventata una limitazione pesantissima per quanti popolano il territorio vesuviano.

Le sorgenti dell’Olivella erano un ambiente naturale incantevole ed affascinante. Non c’era abusivismo, c’erano dei bellissimi sentieri ed i contadini erano intenti a curare i loro fondi. Oggi sotto gli occhi dell’Ente preposto proprio alla salvaguardia del territorio vesuviano, è tutto in rovina. Oltre all’abusivismo che impera, l’intero percorso è impraticabile, persino dai fuoristrada. Numerose frane hanno quasi completamente cancellato i sentieri. Frane, detriti ed immondizia: questo è il risultato della politica del Parco del Vesuvio. Possono propinarci qualsiasi versione, ma la realtà è che oggi il Parco è invivibile e non fruibile da cittadini.

A mio parere – ha aggiunto Esposito – Il presidente Leone deve dimettersi dal suo incarico. In primis perché non è mai presente negli uffici dell’Ente e soprattutto perché l’Ente che presiede ha palesemente fallito nell’opera che avrebbe dovuto svolgere. Le dimissioni sarebbero utili per mostrare il disagio di un Parco che non è in grado di governare il processo di ammodernamento e di riqualificazione del Parco stesso. Se dopo anni, Leone, come gli altri che lo hanno preceduto, non è riuscito a mettere a sistema la vocazione di questo territorio, non deve fare altro che rinunciare all’incarico per creare un caso politico. Tutti parlano del Parco del Vesuvio: la Regione, la Provincia, i Beni Archeologici e anche i PTCP, i Piani regolatori, ma la realtà è che il Parco Nazionale del Vesuvio è morto!»

Sull’Amav il primo cittadino di Sant’Anastasia non ha lesinato le dure accuse già scagliate in campagna elettorale: «Le origini di questa società, non ho remore a definirle sospette. Volendo essere in buona fede, mi sento di affermare che probabilmente ci troviamo di fronte all’ennesimo escamotage per imbastire un carrozzone politico.

C’è stata una incapacità e una irresponsabilità deprecabile, da parte di chi dal comune guidava la cosa pubblica, nella gestione dell’Amav. Ne sapremo sicuramente di più quando il nuovo CDA sarà, tra qualche giorno, operativo, ma penso di poter affermare che probabilmente il maggior danno per la società, della quale siamo i soli clienti, sia da individuare nel fatto che il Comune anastasiano ha sempre riconosciuto alla stessa, di meno di quello che la complessa macchina creta costasse.

Di anno in anno il comune non ha riconosciuto all’Amav i debiti che la società presentava in bilancio, adducendo varie giustificazioni, ma ben sapendo di trovarsi al cospetto di una bomba ad orologeria che prima o poi sarebbe scoppiata a tutto danno della comunità. In tutto questo c’è da rilevare un aggravante che ha creato nel tempo una situazione oggi insostenibile. Le amministrazioni che ci hanno preceduto hanno continuato per anni ad approvare il bilancio lasciando quindi che il debito lievitasse oltremisura.

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