Eleggibilità o meno di Luigi Bobbio alla carica di sindaco di Castellammare: dalla questione sono scaturite una serie di polemiche nell’ambito del Consiglio Superiore della Magistratura, che dopo aver deliberato a favore della situazione in cui si trova il primo cittadino, il 21 luglio alcuni membri hanno chiesto la revoca della stessa delibera. Sembra, infatti, che al momento della prima discussione del provvedimento riguardante il Comune di Castellammare, questo sia “passato” insieme con un’altra sfilza di atti, senza che lo stesso documento fosse letto in aula. Una delibera approvata nell’ambito di un pacchetto di provvedimenti, di cui non è stata neanche data lettura in consiglio, che ha poi scatenato il coro di polemiche in seguito alle dichiarazioni riportate da Mauro Volpi della Quarta Commissione Csm, che ha sottolineato che nella sua commissione responsabile dei casi di aspettativa “non è stata mai discussa la questione relativa alla candidatura di Bobbio”. Una dichiarazione che ha poi indotto il consigliere Vincenzo Siniscalchi, a chiedere la revoca della delibera: “La condizione di fuori ruolo chiesta da Bobbio per assumere l’incarico di capo di gabinetto è diversa dalla condizione di aspettativa elettorale che lo stesso Bobbio avrebbe dovuto chiedere prima ancora di presentare la sua candidatura”. Una posizione che ha sollevato un lungo dibattito all’interno del Consiglio alla sua ultima seduta, prima del rinnovo dei componenti, che ha indotto otto di questi esponenti a chiedere la revoca in autotutela della delibera, in quanto potrebbe non essere corretta. Una serie di eventi, insomma, che hanno smorzato l’entusiasmo della maggioranza all’indomani del documento del Csm letto in consiglio comunale da Bobbio. Nello specifico, la storia è questa. Il Consiglio Superiore della Magistratura ha ammonito il magistrato Luigi Bobbio per aver assunto nel 2007 la carica di segretario di An mentre era collocato in aspettativa fuori ruolo, perché impegnato presso la segreteria dell’allora vicepresidente della Camera dei Deputati Giorgia Meloni. Procuratore generale presso la Corte di Cassazione, Consiglio Superiore della Magistratura e Corte Costituzionale hanno già dato il proprio parere: il magistrato Bobbio non poteva fare il dirigente politico, di qui l’ammoni-zione. In più, i commenti dell’Associazione Italiana dei Costituzionalisti sul caso Bobbio sono chiari: il magistrato Bobbio poteva “candidarsi alle elezioni amministrative con qualche cautela: l’eleggibilità è condizionata al fatto che si sia previamente messo in aspettativa”. Come ha ripetuto il Csm nella sentenza del 25 maggio 2010 “il magistrato Bobbio (…) accettando un ruolo organico nella vita di un partito politico, ha realizzato quella lesione del bene della indipendenza che la legge individua con il divieto di iscrizione e di partecipazione a partiti politici”. Il supremo organo di autogoverno dei magistrati prende atto di quanto rilevato dalla Corte Costituzionale che ha correlato il divieto di partecipazione all’attività di un partito politico “al dovere di imparzialità, il quale grava su un magistrato in ogni momento della sua vita professionale e pertanto anche quando egli sia fuori ruolo per lo svolgimento di un compito tecnico”, come era ed è appunto Bobbio in quanto Capo di Gabinetto del ministro Meloni. Per esporre tutto ciò, alcuni giorni fa diversi esponenti del centrosinistra tra i quali i parlamentari Nello Di Nardo e Guglielmo Vaccaro, l’ex sindaco Salvatore Vozza e il segretario cittadino del Partito Democratico Nicola Cuomo, hanno tenuto una conferenza stampa. “E’ un’iniziativa per fare chiarezza: ha detto Vozza ci è sorto un dubbio, guardando le norme e, senza accusare niente e nessuno, i parlamentari hanno posto un problema al Ministero dell’Interno e al Ministero di Grazie e Giustizia. Leggendo le norme ci sono venuti alcuni dubbi poiché il sindaco è in aspettativa fuori ruolo per incarico istituzionale, a cui dedica molto tempo. Secondo la nostra interpretazione delle norme, ci sembra che Bobbio avrebbe dovuto mettersi in aspettativa non retribuita, come prevede la legge, e rimuovere l’ineleggibilità posta all’atto dell’accettazione della candidatura. Ora, poiché non siamo presuntuosi nel volerci porre dalla parte della ragione, abbiamo chiesto l’opinione dei ministri competenti”. Sulla vicenda, sono state scritte interrogazioni alle due Camere, diverse comunicazioni ai Ministeri, alla Prefettura di Napoli e alla Segreteria Generale del Comune di Castellammare. Com’era prevedibile è stata molto dura la replica del primo cittadino, che ha parlato di “improbabili interrogazioni”, di “ubbidienti soldatini” reclutati da “don Salvatore”. “Se ha detto Bobbio invece di limitarsi a citarle, qualcuno fosse andato a leggere le norme cui si fa riferimento, forse si sarebbero accorti che, in sintesi, il magistrato che si trovi fuori ruolo, laddove si candidi alle elezioni amministrative, non deve collocarsi in aspettativa, né prima né dopo le elezioni. Trattasi di normativa e di giurisprudenza costante, la cui lettura dev’essere apparsa inutile ai nostri ineffabili amici forse perché animati dalla tanto profonda quanto infondata convinzione, che il magistrato fuori ruolo per qualche misteriosa ragione rimanga incardinato presso l’ultima sede dallo stesso ricoperta anche quanto all’esercizio in concreto delle funzioni. Giova ricordare a costoro, a mero titolo di esempio e sperando che si faccia un barlume di luce, che il magistrato fuori ruolo, nel caso di uno specifico e rilevante appuntamento istituzionale, quali sono le elezioni dei membri togati del Csm, deve votare a Roma e che lo stesso non è ritenuto in nessun modo funzionalmente legato all’ultimo ufficio di appartenenza, al punto che lo stesso rileva solo per alcuni limitati adempimenti amministrativi come, ad esempio, il recapito degli statini paga”. La vicenda, comunque, pare tutt’altro che conclusa: sul suo sito web Vozza ha pubblicato una contro risposta. “Non c’è stata nessuna iniziativa astiosa nei confronti di Bobbio ha scritto Vozza né il tentativo di discreditarlo sul problema della somma degli emolumenti (stipendio da magistrato, indennità come Capo di Gabinetto del Ministro Meloni e in più quella da sindaco) che un magistrato che si trovi nella sua situazione verrebbe a percepire. Molto più correttamente le questioni sollevate sono state di altra natura. Anche per queste ragioni la reazione, come abbiamo ormai capito essere nel suo “stile”, è apparsa sopra le righe, offensiva e allusiva: dal “geometra” al “don Salvatore che manovrerebbe dei parlamentari ridotti a soldatini”. Mi chiedo: non sarebbe stato più semplice rispondere nel merito? Ma questo sindaco ci ha abituati al fatto che il merito non esiste. Su ogni questione sollevata da chiunque “osi” chiedere chiarimenti o conto di un fatto, una situazione o una decisione, la risposta è sempre la stessa: determinare un clima rissoso che per sua stessa natura porta a non discutere mai dei problemi”.
FF