A pochi giorni dall’avvenuta messa in posa dell’antico Crocifisso di piazza “Orologio”, luogo che la toponomastica stradale cittadina, oggi riconosce ufficialmente come piazza Cristoforo Colombo, si ha notizia dal sito web liberoricercatore.it, della pregevole iniziativa, operata dal dott. Francesco Saverio Santoro, artefice e finanziatore dell’avvenuto restauro, grazie alla quale, oggi, si può ammirare nuovamente questa antica opera lignea di fine ‘700, mancata alla naturale esposizione per numerosi anni. Tralasciando come e dove il Crocifisso, in questi anni, sia stato conservato per sottrarlo alle intemperie e di conseguenza, purtroppo, anche alla pubblica fruizione, si coglie l’occasione per delineare e far conoscere quale storia porta con sé, l’antico Crocifisso, mediante la trascrizione di un breve passo, tratto dal volume “Stabiae e Castellammare di Stabia” del compianto ispettore Palumbo, che così ebbe modo di scrivere: “… il prof. Maiuri diceva che al tempo dell’occupazione francese, regnando a Napoli Gioacchino Murat, in detta piazza, e così pure al Largo Spirito Santo e al Largo della salita Visanola, sorgeva l’albero della libertà e vi funzionava il tribunale per il popolo. La parola libertà e i provvedimenti restrittivi del Governo contro il Clero, facevano ritenere profanati questi posti, per cui caduto il regime napoleonico e tornati i Borbone, al fine di sanare il non gradito ricordo del passato, vi furono erette delle edicole, con entro l’immagine del Crocefisso… In origine nella nostra piazza Mercato le edicole erano due: una con l’immagine della Madonna e l’altra con quella del Crocefisso; ma nel 1935, rimodernato il frontone del palazzo di proprietà della famiglia Quartuccio, su cui si appoggiavano, le edicole, vi fu sistemata la sola immagine del Crocefisso che attualmente si vede…”. In origine lo scopo del Crocifisso, fu dunque quello di voler risanare l’offesa giacobina sgradita al Clero e al popolo napoletano. Da quel momento in poi il Crocifisso divenne un vero e proprio punto di riferimento e oggetto di culto per la popolazione stabiese. Alla luce di questi trascorsi, il dott. Santoro, da cultore ed esperto conoscitore della storia locale, operando il restauro, ha voluto quindi preservare da sicuro oblio, questa splendida opera lignea settecentesca. Per far ciò, si è quindi avvalso della collaborazione dell’arch. Nello Spagnuolo (coordinatore dei lavori di restauro) e dell’esperienza della ditta Las Restauri S.n.c. di Castellammare, specializzata nel restauro di elementi lignei pregiati. I lavori di restauro (durati circa un anno), oggi, riconsegnano alla città di Castellammare, un’opera lignea di circa 133 x 233 cm, esposta in una elegante teca di fine fattura in vetro e ferro battuto. Nel compiacimento di tutti gli abitanti del centro antico della “Città delle Acque”, si volge un sincero plauso al dott. Francesco Saverio Santoro, encomiabile per questa sua nuova apprezzatissima iniziativa, nella speranza che il suo operato sia da esempio alle future generazioni. Maurizio Cuomo