Più che un saggio, un “manuale pratico” dedicato alla spiritualità. “Gesù, il Buddha e la legge della vita – Come prendere il meglio dal buddismo senza smettere di essere cristiani” (pagg. 122, edizioni Tracce 2010) di Laura Cesarano Jouakim, giornalista – è redattrice del quotidiano Il Mattino di Napoli – volontaria del counseling e studiosa di interculturalità, è il frutto di una ricerca, quella sull’attualizzazione in chiave laica dei contenuti del Vangelo, che dura da tutta la vita e di un confronto tra il messaggio del Nuovo Testamento con il contenuto del “Dhammapada”, il libro più famoso e popolare della cultura buddista. Una scelta nata dalla scoperta delle sorprendenti analogie tra il messaggio cristiano e quello buddista: entrambi volti a diffondere un messaggio di amore e di pace e soprattutto entrambi, nel loro contenuto originario, in grado di guidare l’umanità verso il raggiungimento della felicità. Rispetto agli affanni della nevrotica società occidentale oggi appare, è questa la riflessione da cui parte l’autrice, più fresco il messaggio proposto dalla cultura buddista rispetto a quello cristiano, troppo mediato nel corso dei secoli. Cresce sempre di più, nel mondo occidentale, il numero di persone che, nel viaggio di ricerca della serenità interiore e nell’anelito verso una vita più autentica, si avvicinano al buddismo. Si calcola che solo in Italia ci siano attualmente 70mila “convertiti” al buddismo. Per molti l’approdo di un percorso di ricerca, per altri una moda. Molti, attraverso questa scelta, trovano quello che cercano. Altri, soprattutto se arrivano al buddismo dopo aver vissuto nella cultura e nella fede cristiana, rischiano di finire con l’accrescere il senso di disorientamento. Un libro sorprendente, che tocca argomenti assai profondi con leggerezza di stile e fluidità. Il percorso conduce, passando anche attraverso un’analisi delle nuove teorie sul Pensiero positivo e sulla Legge dell’Attrazione, alla ricerca di un’armonia interiore (unificazione del Sé, che passa attraverso la riconciliazione con se stessi e l’individuazione dei propri desideri più veri e profondi) e di una “vita etica”. Questo tipo di approccio consente di superare ogni fondamentalismo senza smarrire, per questo, la propria identità culturale, la propria storia, la propria fede. E per giungere gradualmente alla consapevolezza che “non siamo nati per soffrire”. La tesi del libro, e delle fonti che cita, è che, in realtà, gli esseri umani tendono alla gioia e all’armonia con quanto li circonda: i precetti religiosi e quelli delle filosofie orientali codificano, per l’appunto, i modi per arrivarci. La “vita autentica” coincide con la riconciliazione con il proprio Sé: per raggiungere la condizione esistenziale umana più piena, quella che consente di sentirsi in armonia con il creato, è necessario prima perdonarsi, accettarsi, ricomporre la propria esperienza di vita. E’ un libro, dunque, sul modo di relazionarsi al mondo ma, soprattutto, di raggiungere la felicità, nella consapevolezza che è una tendenza che ci appartiene in quanto esseri umani.