Monti Lattari come la Giamaica: sequestrata una tonnellata e mezza di cannabis

Oltre una tonnellata e mezza di canapa indiana sequestrata in tre distinti blitz tra Castellammare, Lettere e Casola di Napoli in meno di 24 ore. A compiere l’operazione, i  carabinieri della compagnia di Castellammare di Stabia, guidati dal capitano Giuseppe Mazzullo e dal tenente Andrea Minella, coadiuvati da un elicottero del settimo elinucleo di Pontecagnano che ha sorvolato la zona individuando con esattezza le aree interessate dalle coltivazioni illegali. Le prime due piantagioni di cannabis indica sono state sequestrate nella zona “Castagneto” del monte Faito. Su di un terreno demaniale, erano state piantate e coltivate 300 piante, alte circa 2 metri l’una e del peso complessivo di circa 600 chilogrammi. A Lettere, in località Pozzillo, sempre su area demaniale, è stata trovata un’altra grossa piantagione, nella quale erano state coltivate 130 piante, alte 2 metri e mezzo e del peso totale di 180 chilogrammi. Ma il sequestro più ingente è avvenuto a Casola di Napoli, in località Fondica, sempre in una zona boschiva demaniale poco frequentata. Le piantagioni scovate sono state addirittura 6, nelle quali erano state piantate 450 piante di canapa indiana disposte a gruppi. L’area, dall’altissimo tasso di umidità, ha permesso che crescessero piante alte tra i 2 ed i 3 metri e mezzo, per un peso complessivo di oltre 900 chilogrammi. In totale, in 24 ore sono state scoperte 880 piante, alte fino a 3 metri e mezzo, divise in 9 piantagioni e dal peso totale di 1680 chilogrammi. L’erba è stata distrutta dai militari dell’arma che ne hanno inviato alcuni campioni per i test sulla tossicità.

Con gli ultimi sequestri dei carabinieri, nell’ultimo mese in tutta l’area dei Lattari sono state sequestrate 16 piantagioni, 2280 piante alte fino a 3 metri e mezzo, per un peso di oltre 3 tonnellate. Una volta ultimata l’essiccazione, sarebbero finiti sul mercato dello spaccio almeno 400 chilogrammi di marijuana. Un quantitativo notevole perché, se si calcola che al grammo la marijuana viene venduta a 5 euro, alla malavita organizzata è stato sottratto un introito pari almeno a due milioni di euro. Soldi sottratti alle casse dei clan stabiesi, napoletani ma soprattutto torresi. A Torre Annunziata, infatti, avviene ancora la maggior parte della vendita di cannabis, e un esempio è rappresentato proprio dall’ultimo arresto avvenuto a Gragnano.  Sempre nell’ambito dei controlli antidroga nella zona dei Lattari, la scorsa notte i carabinieri hanno arrestato Alberto Lubrino, 30 anni, di Torre Annunziata, già noto alle forze dell’ordine. Il 30enne è stato sorpreso dai militari dell’arma a Gragnano, mentre trasportava oltre mezzo chilo di marijuana a bordo della sua Nissan Micra. In totale sono stati sequestrati 530 grammi di marijuana, nonché di 620 euro ritenuti il provento dell’attività di spaccio. Il tutto è stato sequestrato, mentre Lubrino è stato trasferito immediatamente nel carcere di Poggioreale, poiché accusato di detenzione a fini spaccio di stupefacente.

Dopo aver sorvolato la zona ed individuato le aree in cui sorgono le piantagioni, il grosso del lavoro dei carabinieri avviene a terra, dove 10 uomini della compagnia di Castellammare di Stabia, diretti dal capitano Giuseppe Mazzullo e dal tenente Andrea Minella, si improvvisano escursionisti. Si mettono in marcia percorrendo anche 3-4 chilometri a piedi, nei boschi spesso impervi dei monti Lattari, per raggiungere le piantagioni che, naturalmente, non si trovano nei pressi di sentieri conosciuti dal scout, bensì in aree boschive inaccessibili, dove spesso si incappa in strapiombi, buche profonde, vegetazione fitta e spinosa. Le zone in cui piantare i semi di canapa indiana, infatti, vengono scelte accuratamente da esperti della zona che ogni anno cambiano “piazzola” per motivi logistici. Innanzitutto per non rendere troppo raggiungibili e prevedibili le proprie mosse agli occhi delle forze dell’ordine. Inoltre, c’è anche un motivo “naturale”: il terreno ha bisogno di riposare per fornire un prodotto buono, perché le coltivazioni di cannabis sono quasi “spontanee” ed hanno bisogno di poche cure. I luoghi vengono scelti anche in base all’umidità che deve essere alta affinché possa crearsi una sorta di “microclima tropicale” adatto alla crescita del fusto. E in questo, molte zone dei Lattari si prestano perfettamente. I luoghi preferiti sono i fianchi scoscesi delle colline che da Lettere scendono fino a Sant’Antonio Abate, ma i boschi di Casola di Napoli son quelli in cui crescono le piante più rigogliose. Quest’anno non sono stati disdegnati nemmeno i frequentati boschi del Faito, spesso mete di escursionisti. Insomma, i Monti Lattari sono stati trasformati in pochi anni per somigliare sempre di più alle foreste della Giamaica.

RIEPILOGO SEQUESTRI

Faito, località Castagneto: 2 piantagioni, 300 piante, 2 metri, 600 kg

Lettere, località Pozzillo: una piantagione, 130 piante, 2,5 metri, 180 kg

Casola di Napoli, località Fondica: 6 piantagioni, 450 piante, 2-3,5, 900 kg

TOT: 9 piantagioni, 880 piante, alte fino a 3,5 metri, 1680 kg

SEQUESTRI PRECEDENTI: 7 piantagioni, 1400 piante, alte fino a 2 metri, 1400 kg

TOT: 16 piantagioni, 2280 piante, alte fino a 3 metri e mezzo, oltre 3 tonnellate

Dario Sautto

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