– Secondo la Magistratura Contabile le emergenze per cui la gestione del sito archeologico è stata affidata alla Protezione civile, “sarebbero dubbie”.
– Usando una stravagante motivazione, come causa dell’affidamento è stata richiamata anche la pericolosità del Vesuvio che è “ancora attivo”…..,
– Dubbi sulle procedure adottate per gestire in emergenza gli scavi sono state, in passato, più volte avanzate da “Il Gazzettino Vesuviano”.
«La pronuncia della Corte dei Conti conferma che gli Scavi di Pompei sono stati abusivamente messi sullo stesso piano di una frana, cosa che ha giustificato scempi come quello compiuto con il falso restauro del Teatro Grande di Pompei e diversi interventi per nulla pertinenti con le reali esigenze di conservazione del monumento». E’ quanto spiega l’architetto Antonio Irlando, responsabile dell’Osservatorio Patrimonio Culturale nonchè editorialista de Il Gazzettino vesuviano, all’indomani della decisione della corte dei Conti che ha bocciato l’uso illegittimo del commissariamento e quindi della protezione civile per la gestione degli scavi di Pompei negli ultimi due anni.
Non è una calamità naturale e nemmeno un grande evento, eppure per l’area archeologica di Pompei è stato dichiarato lo stato di emergenza. Con tale impropria decisione da parte del Governo, adottata la prima volta due anni fa e proseguita con altri analoghi provvedimenti, è stato possibile per la Protezione Civile emettere delle ordinanze senza il preventivo controllo della Corte dei Conti. La magistratura contabile è,intervenuta con provvedimento pubblicato il 4 agosto scorso e reso noto ieri, affermando in una delibera i propri dubbi sulla considerazione di quegli atti come attinenti ad una calamità o un grande evento e sulla loro conseguente esclusione dal controllo. Anche se alla fine alza le mani perchè parecchie di quelle delibere sono ormai in esecuzione e quindi il controllo «preventivo» di fatto non è più possibile.
Il Governo ha sempre difeso invece la scelta di sottoporre gli scavi alle delibere della Protezione Civile, che possono derogare dalle leggi ordinarie, chiamando in causa addirittura la pericolosità del Vesuvio, «vulcano ancora attivo». La Corte dei Conti già in passato era intervenuta per contestare la decisione di escludere dalle normali procedure di controllo eventi che poco hanno a che fare con le grandi calamità.
Anche sulla storia degli scavi di Pompei la Corte torna a ribadire che “il Dipartimento della Protezione civile può svolgere non qualsiasi attività”, ma “l’attività finalizzata alla tutela dell’integrità della vita, dei beni, degli insediamenti e dell’ambiente dai danni o dal pericolo di danni derivanti da calamità naturali, da catastrofi o da altri grandi eventi, che determinano situazioni di grave rischio”.
La Corte dei Conti prende allora in considerazione le delibere della Protezione Civile, una per una per sottolineare come in molti casi non rispondano a quei criteri di”grave danno o rischio” che possano giustificare la deroga alla normativa vigente.
La Corte contesta, per esempio, l’esclusione dai controlli delle decisioni che riguardano “le opere di manutenzione straordinaria per consentire la piena fruizione dei beni archeologici” o ”il piano per garantire l’ordinato svolgimento delle attività commerciali” o ”l’organizzazione dei servizi di guida ai turisti”. Tutte cose che infatti non sembrano rispondere a quei requisiti di pericolosità o emergenza.
Replica stizzita Protezione Civile: “Davvero non si comprende come, a fronte di una deliberazione della suprema magistratura contabile che di fatto riconosce la piena correttezza e applicazione della normativa da parte della Protezione Civile Nazionale nella gestione dell’emergenza relativa all’area archeologica di Pompei, ci si trovi, ancora una volta, a dover vedere messa in cattiva luce l’attività del Dipartimento della Protezione Civile”.
RED