Scampia si mobilita per la sua Università

Nel web, da qualche giorno, ha preso forma e sta navigando velocemente una petizione per chiedere al Presidente della Giunta regionale della Campania, Stefano Caldoro, all’ex Rettore della Federico II, Guido Trombetti, e al Sindaco di Napoli, Rosa Iervolino Russo, di non fare morire il progetto della Facoltà di Medicina a Scampia messo in campo, con consensi unanimi, dalla precedente Giunta regionale e sospeso dall’attuale per motivi di politica finanziaria.

La petizione “PER L’UNIVERSITA’ A SCAMPIA” può essere sottoscritta collegandosi al  sito www.fuoricentroscampia.it. I promotori e primi firmatari si appellano a tutti quelli che hanno a cuore le sorti del quartiere a Nord di Napoli – difficile e, spesso, dimenticato – perché non solo aderiscano alla petizione online, ma la diffondano con ogni mezzo per creare in merito opinione e fare pressione sugli organi politici.

La Facoltà di Medicina, specificamente il Corso di Laurea in Scienza della nutrizione umana, con i suoi numeri – un edificio di 5 piani su un’area di 15 mila metri quadrati, 2500 studenti, un investimento di 21 milioni e 450 mila euro di Fondi Europei – rappresenta “una vera e concreta opportunità di crescita civile, culturale ed economica sorretta, finalmente, da una visione politica di programma che mira alla valorizzazione della capacità del territorio e della sua gente”.

Ad essa, secondo i promotori dell’iniziativa, non si può rinunciare se si vuole che il quartiere cominci a costruire “pacificamente, con intelligenza e impegno civile, un futuro migliore”. Da qui l’accorata richiesta agli organi di Governo regionali (“oltre le ragioni della lotta politica di parte e delle stesse motivazioni di ordine finanziario”) di ripristinare la validità giuridica degli atti per consentire di avere al più presto l’Università a Scampia.

La mobilitazione, intanto, prosegue con forza e raccoglie sempre più adesioni proponendosi, in un tempo di crisi della politica, come un esempio di impegno limpidamente orientato al “bene comune” attraverso il metodo della partecipazione democratica.

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