Ad inizio mese il sindaco D’Alessio annunciava l’arrivo di ben 45 palme, donate da un imprenditore italo-americano, general manager di un azienda vivaistica della Florida. Tante le grandi piante da fusto, grandi i preparativi la logistica i mezzi impegnati, a cominciare da due grossi camion che hanno trasportato le palme da Livorno, porto nel quale sembrerebbero essere state sbarcate da un cargo transoceanico.
Il sindaco Claudio D’Alessio diede disposizione agli operai comunali per lo spostamento e la rimozione, a conti fatta resasi necessaria, a nostro parere di troppe piante di piazza Bartolo Longo, al fine di predisporre le aiuole per l’arrivo delle palme. Successivamente sempre il primo cittadino mariano, con un manifesto tappezzò la città, volle scusarsi con la cittadinanza per gli “eventuali disagi” che i lavori di scavo arrecavano ai fruitori di piazza Bartolo Longo.
Effettivamente per diversi giorni gli operai e i giardinieri del Comune, pur lavorando alacremente senza sosta per fare spazio alle piante nuove arrivate, il tutto sotto l’attenta supervisione di Amato La Mura, neo assessore all’ambiente e al verde pubblico, riuscirono a limitare i disagi, ma il manifesto parlava di dono statunitense.
A questo punto nasce spontaneo un interrogativo: ma l’immensa macchina messa in campo dall’efficiente comune pompeiano in collaborazione con qualche giardiniere locale, sarà veramente rientrata in quel costo zero tanto sbandierato dal sindaco Claudio D’Alessio?
A dire il vero tra gli addetti ai lavori, comincia a girare qualche commento riguardo le “spese accessorie” di tutta l’operazione, qualcuno avrebbe parlato di alcune decine di migliaia di euro a carico delle casse comunali. Qualcun’altro ha fatto notare che le piante sacrificate per l’arrivo delle americane, si sa, noi provinciali subiamo il fascino degli States, non erano poi proprio da buttare.
In conclusione anche noi ci siamo chiesti: ma il gioco è valsa la candela, anche perché non tutte le piante giunte a Pompei sono veri e propri alberi e il regalo forse non supera il costo delle suddette “spese accessorie”.
Giacomo Acunzo