“Tra droghe ed alcool, per i giovani è stata l’estate dello sballo”

Tossicodipendenze tra i giovani, un’estate nera per il Ser.T. di Castellammare di Stabia. E’ preoccupante il bilancio delServizio Tossicodipendenze dell’Asl nell’area stabiese, dei Lattari e della penisola sorrentina. In aumento tra i giovani l’abuso di alcool e droghe, causa anche dell’impennata di incidenti stradali. Sebbene mancano ancora alcune settimane al termine dell’estate, il Servizio di Tossicodipendenze e Dipendenze Patologiche di Castellammare di Stabia già riesce a tracciare un bilancio negativo, se non allarmante sugli usi e abusi di alcool e droghe trai giovani e non solo. La relazione emessa è riferita al territorio stabiese e dei comuni dei Monti Lattari – Castellammare, Sant’Antonio Abate, Pimonte, Lettere, Gragnano, Casola, Agerola, Santa Maria la Carità, Vico Equense, Meta e Sorrento – e sottolinea gli aumenti di usi e abusi di droghe ed alcool registrati nel periodo estivo, dovuti principalmente al diffondersi di disagi e problematiche giovanili. Tali abusi fanno senz’altro da sfondo ai tanti incidenti stradali successi sulle strade del comprensorio durante questa estate, spesso causati come in diversi casi accertati, dagli stati di dipendenza e di ebbrezza delle persone coinvolte. Secondo il Servizio di Tossicodipendenze diretto dal direttore responsabile, il dottore Bruno Aiello, il fenomeno delle tossicodipendenze e delle dipendenze è un fenomeno “dinamico” ed in continua trasformazione che registra un aumento graduale dell’uso e del consumo di sostanze stupefacenti fra i ragazzi ed i giovani, anche se l’età media dei consumatori abituali è di 29 anni, rilevando un invecchiamento della utenza “storica”. Ma secondo le indagini e gli studi condotti durante tutto l’anno, ci sono altri dati allarmanti che fanno preoccupare: secondo il documento relazionato dal Ser.T., l’eroina, tenendo conto anche quella fumata, torna ad essere la sostanza primaria di abuso fra i giovani, dopo qualche flessione negli anni scorsi rispetto all’utilizzo della stessa, unitamente alla cocaina e ai cannabinoidi utilizzati in età sempre più adolescenziale, mentre l’abuso di alcool tra i giovani è una costante, divenuto ormai un’abitudine. Dallo studio del territorio e dalla elaborazione di parte dei questionari somministrati a campione nei bar della intera ASL NA3 SUD nell’ambito di una ricerca che ha condotto il Ser.T. al fine di rilevare le abitudini, i cambiamenti e gli stili di vita dei giovani (16-29 anni), inserita nel più ampio progetto S.A.R. (Sistema di Allerta Rapida) emergono dei dati significativi anche ai fini del nostro dire. Sui dati ufficiali che saranno pubblicati a fine Settembre durante un convegno regionale sulle tossicodipendenze che sarà tenuto in Campania, il dottore Bruno Aiello e la sociologa Rosa Abagnale Ovallesco tengono a fare alcune considerazioni: “Purtroppo ci sono stati ancora dei morti sulle nostre strade, ancora stragi, soprattutto in un momento di svago, quale viene ritenuto il sabato sera. Non tempo di svago, ma test di personalità – questa è la diversa lettura che dà il dottore Bruno Aiello del “sabato sera” come attualizzazione del “senso dell’essere” del giovane – dove il giovane cerca il senso dell’essere, da non confondere con il “senso della vita” e leggere il sabato sera in questa ottica, è un modo per sostenere il senso dell’essere dei nostri stessi giovani. Secondo alcuni sondaggi effettuati sui genitori di circa 300 intervistati ed agli stessi ragazzi, abbiamo ricevuto risposte univoche che per l’80% il sabato sera è un tempo di svago ma tutte le risposte venivano date in modo diverso e variegato su quale tipo di svago era preferito. Inoltre la maggior parte delle risposte non avevano una corrispondenza fra di loro”. Secondo le indagini e gli studi portati avanti dal Ser. T. guidato dal dottore Bruno Aiello, il “tempo” del sabato sera è un modo per i giovani per confrontarsi con il mondo che li circonda: “L’analisi complessiva di dette risposte, nonché la nostra esperienza quotidiana e con l’utenza e con ragazzi  che incontriamo in ambito scolastico ed associativo – tiene a spiegare la sociologa Rosa Abagnale Ovallesco – ci ha portato a considerare il sabato sera come “tempo per un test di personalità”  dove ciascun giovane verifica la forma del suo corpo, i tratti del suo carattere, la sua capacità di socializzazione, la qualità della sua sessualità, la profondità della sua introversione, il successo delle proprie e/o apprese tecniche di corteggiamento, la sua “scemenza” e la sua intelligenza. Per i nostri ragazzi il sabato sera si configura non come tempo di svago, ma di vero lavoro, un lavoro concentrato in poche ore, che “sfianca” e perciò molto spesso finisce in alcool e droga. Il sabato sera inizia non ad un orario, ma dove comincia quel mondo “altro” dalle mura di casa, mondo dove gli adolescenti, anche quei pochi che si astengono, sanno di “dover” entrare senza sapere “come”, anche perché nessuno lo spiega prima, alla ricerca di un essere da realizzare poi nel corso della esistenza. I giovani realizzano ciò soprattutto vivendo il gioco del sabato sera – continua il dottore Bruno Aiello – giocando quel gioco duro dove  si confrontano identità, libertà, sessualità e socializzazione senza la protezione familiare, come è giusto che sia, perché da quella protezione è giunto il momento di uscire. Dalla nostra analisi possiamo affermare che non è “lo sballo” che essi cercano, ma, in modo concentrato, maldestro e disordinato, è quella ricerca di senso dell’essere che non possono evitare e da cui escono rafforzati o sconfitti e, in alcuni tragici casi, cadaveri. Dovremmo sostenere  questa ricerca minacciata dall’ansia della perfezione, che rifiuta la propria limitatezza – da cui l’uso di sostanze, alcol o droghe, per disinibirsi, per approcciare disinvoltamente, per essere capaci di divertirsi – dovremmo far capire  che la imperfezione dell’essere umano è una qualità del fatto di essere e che, come afferma A. Jollien, giovane disabile con paralisi cerebrale, “la vita non è una rivale, ma un’alleata. Un’alleata esigente, severa, ma in fondo un’alleata”.

Vincenzo Vertolomo

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