Disastri naturali: prevenire è meglio che curare

In Italia ogni qualvolta si verifica un evento naturale che arreca danno all’uomo e ai suoi manufatti la società civile, con gli organi preposti, interviene per portare tempestivi soccorsi e riparare i danni. Questo modo di operare è apparso ben chiaro negli ultimi periodi, ad esempio,  dopo il terremoto del 2009 in Abruzzo, in seguito ad eventi franosi avvenuti in Campania, Sicilia e Calabria e oggi con gli allagamenti dei giorni scorsi. Siamo diventati così bravi nel gestire questo sistema che vantiamo la Protezione civile più efficiente del mondo, peccato però che da noi il termine protezione è spesso usato come sinonimo di soccorso, assistenza, aiuto, sostegno e quasi mai come previsione e prevenzione.

Un antico adagio popolare insegna che “prevenire è meglio che curare”, i più scettici diranno che è impossibile prevedere eventi che di per se sono imprevedibili come terremoti, eruzioni, frane e alluvioni. Ed è assolutamente vero che non è realistico pensare di poter dire con certezza che il tale disastro naturale avverrà nel dato giorno all’ora stabilita in una precisa località. Ma questo non significa che non si possano fare delle previsioni attendibili (Forecast), infatti, avendo la giusta conoscenza delle dinamiche naturali del territorio, è possibile aspettarsi che in una determinata zona avvenga uno specifico evento se si verificano definite condizioni. In base a queste conoscenze si può operare in un ottica preventiva. È noto, ad esempio, che determinate zone della nostra nazione sono a forte rischio sismico, se in queste zone si decidesse di approntare seriamente piani per la costruzione di manufatti capaci di resistere alle sollecitazioni sismiche a conti fatti un terremoto di media entità – come quello dell’Aquila  – perderebbe la caratteristica di catastrofe perché i danni arrecati alle cose e alle persone sarebbero di lieve entità.

Stabilito, dunque, che per proteggere seriamente la società civile è necessario prevedere e prevenire, con scelte politiche serie e lungimiranti, possiamo esercitarci, così per gioco, ad ipotizzare uno scenario catastrofico. Immaginiamo la Statale 145, quella che da Castellammare di Stabia porta a Sorrento, località Pozzano nel territorio della cittadina stabiese. Lo scenario catastrofico è questo: in seguito a fenomeni di intensa piovosità (simili a quelli che hanno sconvolto la Campania in questi giorni) si è verificato un evento franoso che ha avuto origine da un impluvio in località Madonna della Libera. La frana di vaste proporzioni, ha mobilizzato svariati metri cubi di materiale ed ha travolto lo svincolo della nuova galleria che da Pozzano porta a Vico Equense causando ingenti danni alla struttura e provocando  il ferimento e la morte di alcuni automobilisti in transito sullo svincolo al momento del disastro. Le autorità nazionali e locali si sono prontamente attivate per prestare i primi soccorsi e fare una prima stima dei danni che appaiono ingenti. Il Sindaco ha chiesto lo stato di calamità naturale mentre il Presidente del Consiglio e il capo della Protezione civile mossi da viva preoccupazione hanno sorvolato l’area del disastro in elicottero, il Presidente della Repubblica ha inviato un messaggio di cordoglio alle famiglie delle vittime, la magistratura ha aperto un’inchiesta per accertare se eventuali responsabilità. Questo lo scenario assolutamente ipotetico, vediamo però su quali basi è stato costruito e cerchiamo di capire se è possibile intervenire per evitare i danni prospettati. Consideriamo il contesto geomorfologico che ospita l’area di svincolo della galleria, la struttura è costruita al centro di un impluvio, che è, per intenderci, un canale naturale localmente chiamato “rivo” nel quale si convoglia l’acqua piovana e i detriti che per gravità tendono dall’alto del Monte Faito a fluire verso il mare in basso, lo svincolo rappresenta quindi una sorta di ostacolo a questo fenomeno naturale. Nel costruire questa struttura, in una zona potenzialmente molto pericolosa, nessuno si è premurato di verificare se a monte dello svincolo ci fossero pericolosi accumuli di detrito, ed infatti, basta recarsi in zona per verificare che nel rivo esistono diverse situazioni di potenziali accumuli di rifiuti. La condizione che desta maggiore preoccupazione si registra in località Madonna della Libera dove una sorta di riempimento artificiale, un terrapieno, generato dallo sconsiderato e abusivo accumulo di calcinacci e materiali di risulta di varia natura. Questa struttura altamente instabile potrebbe essere tranquillamente mobilizzata in seguito ad un forte temporale o essere inglobata da una frana più piccola partita da un tratto in quota dell’impluvio. In conclusione prima o poi accadrà un evento naturale che ripulirà l’impluvio e quando questo accadrà sarà inevitabilmente coinvolto nel fenomeno lo svincolo della statale sorrentina e tutti coloro che in quel momento si troveranno nei paraggi. È possibile evitare questo pericolo solo facendo un’adeguata prevenzione, eliminando ad esempio dall’impluvio i rifiuti e gli accumuli pericolosi. Diversamente quando il disastro avverrà i primi colpevoli saranno proprio coloro che all’apparenza sembrano impegnarsi per limitare i danni.

Ferdinando Fontanella


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