Ma Brunetta sbaglia del tutto quando definisce la parte d’Italia dove viviamo il cancro della nazione o, forse, oltre lo squallore delle espressioni, aveva fondate ragioni per dirlo?
Certamente ha offeso, come si usa dire, la “parte buona”, di cittadini e comunità che, siamo certi, è la maggioranza di chi vive i territori del cancro. Di contro non ha offeso per nulla coloro che avrebbe dovuto colpire. I camorristi, gli amministratori incapaci e poco inclini a privilegiare il bene comune, coloro che vedono ma non sentono e coloro che sentono ma non vedono, forse di Brunetta sorridono cinicamente e non per quello che ha detto. Ma leggiamo bene cosa ha pronunciato in pubblico. «Se non avessimo la Calabria, la conurbazione Napoli-Caserta o, meglio, se queste zone avessero gli stessi standard del resto del Paese, l’Italia sarebbe prima in Europa. La conurbazione Napoli-Caserta è un cancro sociale e culturale. Un cancro etico, dove lo Stato non c’è, non c’è politica, non c’è la società».
Questo lo ha detto qualche giorno fa, dopo le critiche ha precisato: «Lo ripeto!».
Ha anche spiegato che: «Non ho sostenuto, né mai pensato, che la soluzione del problema consista dell’amputazione dell’Italia, nel prendere parti del nostro Meridione e portarle non so dove. Mi sembra una totale sciocchezza. Ho semmai sottolineato con chiarezza , ha puntualizzato Brunetta, come la grande strategia di liberazione per tutto il Sud (liberazione da decenni di finanziamenti a pioggia e improduttivi che ne hanno comprato la classe dirigente e la stessa coscienza) consista nel federalismo. Se questa rivoluzione fallisse, per il Paese non vi sarebbe altro che il baratro della spaccatura». Ha parlato chiaro Brunetta. Può piacere o no, si è spiegato con chiarezza e ha chiarito le sue intenzioni: «Danno fastidio, le mie parole? Non nascondo che lo trovo utile, quindi continuo».
Nella sostanza di alcuni concetti, chiariti ed articolati, siamo concordi con Brunetta e soprattutto con lo spirito che sembra animarlo, chiarito nell’ultima affermazione, un poco spocchiosa, con presunzione dichiarata, ma non certamente ipocrita. Se Brunetta spiegasse che quanto ha detto è la premessa del programma di un nuovo “partito per il Sud nell’Italia”, tenterebbe non pochi cittadini a seguirlo.
Brunetta è invece un ministro importante di questo governo che, a detta di molti vescovi, divide il paese, alimenta l’egoismo, non professa la solidarietà e il rispetto della legalità. E allora?
Proviamo, forse, a capirci qualcosa in più con qualche ulteriore considerazione.
Non è che, per caso, anche per il ministro Brunetta si ritiene più comodo aggregarci tutti nella condanna di qualche criminale macellaio, tacendo sulle continue, ripetute e diffusissime violazioni della legge che rendono fuori controllo tante fette del nostro territorio nazionale?
Mafia, ndrangheta, camorra non sono solo droga e assassini: sono anche riciclaggio, imprese finanziate in modo opaco, reinvestimento al Nord e fuori d’Italia, mercato nero del lavoro per mascherane i profitti, irregolarità continue nei rapporti con la pubblica amministrazione. E altro ancora. Troppo facile condannare spacciatori e assassini, che è ovvio, e troppo vile dimenticarsi del resto. L’insieme lo chiamo ‘cancro’: un male che divora in continuazione, che aggredisce gli innocenti e gli onesti, riducendoli al silenzio, che rende possibile una classe dirigente di struzzi, cui la distrazione non può essere rimproverata più della connivenza.
E’ tutto chiaro Ministro Brunetta? Per Lei (a cui auguriamo il massimo successo per quanto sta facendo contro la pubblica amministrazione fannullona) le nostre parole le suoneranno familiari, proprio perché sono le sue. Le abbiamo copiate. A molti lettori, forse, sarà saltata la pazienza. Scusate, lo abbiamo fatto solo per augurarci che almeno Brunetta non abbia imparato dai territori aggrediti dal cancro ed applicato alla sua idea di politica, il gioco delle tre carte.
Antonio Irlando