Castellammare. Carrillo (PdL): “Fincantieri, un finale senza sorpresa”

Credo sia un atto dovuto, oltre che sentito, esprimere la piena solidarietà a quei lavoratori che nulla hanno a che fare con quei violenti e facinorosi che si erano portati in quel di Napoli per creare disordini e screditare l’intera classe lavoratrice stabiese. Quanto sta accadendo è il frutto di quella strategia ad orologeria innescata ormai da anni sul territorio stabiese e che doveva trovare, a seconda dell’esito del risultato delle urne, la soluzione più conveniente. I fatti consistono nella richiesta prodotta da Fincantieri S.p.A. in una nota del 02/12/2008, nota attraverso la quale si richiedeva di rilasciare le giuste autorizzazioni a fronte del “Progetto ampliamento officina UMO e realizzazione capannone per area selezione all’interno dello Stabilimento Fincantieri di Castellammare di Stabia, acclarato al protocollo gen. N°59651 in data 23/10/2008 e consistente nella “premessa dell’urgenza di adeguamento della linea di produzione per far fronte alle commesse in atto, si richiede se tale intervento edilizio possa essere configurato ai sensi dell’art. del D.P.R. 380/2001, e cioè – quale permesso a costruire in deroga rilasciato esclusivamente per edifici ed impianti pubblici o di interesse pubblico-“. Questa la nota di fincantieri, il permesso a costruire è stato deliberato con provvedimento di giunta nel marzo 2009, delibera approvata nel consiglio comunale di novembre 2009 solo grazie alle pressanti forzature di Fincantieri e Fiom. Qualche cifra è d’obbligo sciorinarla, basti pensare che il permesso di cui in epigrafe trattasi di una superficie di 4.196,58 mq a fronte di 65.995,49 mc pari a circa venti palazzine di cinque piani messe l’una vicino all’altra, su di una superficie totale di 230.000 mq (chissa se comprensive di colmata che dovrebbe essere demaniale) con un indice di edificabilità pari al 5,43% a fronte del 3,00% previsto dalla vigente normativa. Ciò premesso verrebbe naturale porre alcuni quesiti d’obbligo nel caso di specie. Considerato che Fincantieri non è la microscopica dittarella di fabbro a gestione familiare, non si può pensare che a dicembre 2008, con la crisi devastante in itinere, e con la struttura di pianificazione di alto profilo che si ritrova, programmasse un’investimento della portata descritta se non avesse avuto le idee chiare su quello che dovesse accadere per lo storico e competitivo insediamento stabiese. Tanto vale anche per chi all’epoca svolgeva la funzione fondamentale nella nostra città, vale a dire il sindaco Vozza, che a quanto pare ha fatto circolare un progetto che prevedeva la restituzione della palazzina di piazza Ammendola alle terme di Stabia con il relativo taglio della strada, via BRIN, per la porta centrale della fabbrica più antica della città. Vozza era a conoscenza dei progetti di Fincantieri su quell’area che egli stesso ha contribuito a ad indirizzare verso attività del terziario mentre si vestiva da cipputi nelle occasioni che ricadevano in prossimità di scadenze elettorali? Anche quando Caldoro aveva congelato i fondi per lo studio di fattibilità del bacino, noi siamo stati gli unici a sollevare qualche dubbio in proposito, dubbio che cercava di indurre a riflettere sull’assordante silenzio della sinistra stabiese e napoletana sul tema, dubbi che tentavano di sciogliere il dilemma di capire se la beffa ce la propinavano prima con la promessa del bacino(Bassolino ed il sistema Romeo) oppure la vera beffa consisteva nel dover abbandonare definitivamente l’idea di costruire il bacino a Castellammare? Oggi leggere comunicati stampa di fuoco, la mobilitazione studiata e strumentale della Fiom, ci dà conferma che è, e rimane, la solita pantomima di una sinistra che ha definitivamente perso il senso della realtà, della progettualità e del territorio insieme al rispetto della classe operaia.

Carlo Carrillo

Gruppo PdL Castellammare di Stabia

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