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Il festival internazionale di Ravello incorona Raffaele Sepe nel canto lirico

Influenzato, febbricitante, con l’ugola a pezzi. Nonostante i primi sintomi riscontrati nei giorni precedenti non ha rinunciato alla ‘corsetta’ ed alla partita di calcetto che tiene stabilmente programmata con gli amici, ogni volta che torna al paese natio, Piazzolla. Fuori un tempaccio da cani. La ragione consiglierebbe di mettersi al calduccio del letto a far passare quel ‘freddo addosso’ in modo naturale. Ma lui non può. E’ iscritto al concorso del festival internazionale di canto lirico di Ravello, manifestazione che prevede la partecipazione di artisti di fama mondiale, per importanza nazionale seconda al solo ‘Maggio Fiorentino’. Tre giorni di competizione, 10, 11 e 12 settembre, che metterebbero a dura prova anche l’artista più ferrato.

“Come devo fare? Non ho forza, non ho voce!” si ripete. Ed il dubbio perfidamente lo accompagna per tutta la mattinata del 10. Prende il telefono, chiama mamma Felicetta. “Come mi senti? Che devo fare?” invoca. La risposta non conosce indugi: “Rafilù, tu sei forte a mammà! Sento che puoi farcela ”,  risponde. “Vai e vinci!”. Ecco spiegato perché l’amore, la fiducia, l’energia, la fede che può darti una mamma … sono capaci di muovere le montagne! Guarda caso, il tema del festival edizione 2010 è la FOLLIA. E lui, il Sepe, come recita il programma, si arma di quella “follia positiva, morale, quella che ci induce ad affrontare gli ostacoli con la necessaria dose di incoscienza; quella che ci spinge a mobilitare le nostre risorse anche in assenza di gratificazioni; quella che ci consente di andare incontro a una sconfitta probabile pur di testimoniare un impegno”.

La decisione è presa, ma si è fatto tardi, bisogna muoversi. A fargli da autista il papà Pasquale. E’ l’ultimo dei duecento concorrenti in gara a giungere a Ravello in quel piovoso pomeriggio di venerdì 10 settembre. Soliti esercizi vocali e, in questo caso anche di auto convincimento, di autostima. Nell’auditorium della splendida località della costiera amalfitana, viene il suo turno. Nella fase eliminatoria del 10 settembre ha deciso di esibirsi con l’aria popolare russa ‘la dama di picche’ di Tchaicovki. L’esecuzione viene apprezzata e la giuria lo promuove al secondo turno. Torna a casa felice di avercela fatta. Ravello è ad una trentina di km. da casa sua. “Grazie a te mamma” pensa tra se strada facendo. Poi capitola … ha solo voglia di farsi una ricca dormita che dura fino a quando non è affettuosamente svegliato col piatto a tavola. Riparte ancora per la costiera. In semifinale propone ‘Il fiore della Carmen’ ed è ancora un successo che gli consente l’accesso tra i primi dodici finalisti della serata conclusiva dove il suo canto parla ancora russo per la presentazione del brano ‘Prast Niebies’, tratto anch’esso dalla ‘Dama di picche’. Ed è un trionfo! La giuria, formata da esperti internazionali, gli assegna il primo premio. Ma la sua affermazione viene incrementata da una splendida standing ovation dei numerosissimi e competenti spettatori che si sono spellati le mani al suo canto. E non c’è alcun dubbio. Anche il premio tributato del pubblico è suo!

“Che soddisfazione! E chi se l’aspettava nelle condizioni in cui mi trovavo”, afferma ancora incredulo il tenore piazzollese. “A Ravello ho capito quanto è grande il Signore e quale sia l’importanza di avere due genitori, una famiglia stupenda che ti trovi sempre vicino. Questo successo è dedicato a loro! Senza il loro conforto, il loro incoraggiamento, il loro sprone fisico e morale, certamente non sarei riuscito a farcela. Forse non avrei neppure partecipato”. Attanagliato dall’emozione, viene poi condotto alla realtà dalle domande del giornalista televisivo Beppe Servillo che gli chiede subito dei suoi ‘mentor’. “Senza ombra di dubbio in vetta vi è la mia prima insegnante Elisabetta Fusco”, ricorda. “E’ stata lei a darmi le prime lezioni GRATIS ed iscrivermi al conservatorio ad appena 17 anni. Ha creduto in me da subito ed io gli sarò riconoscente per sempre, anche adesso che posso solo ricordarla in una preghiera, anche adesso che spazia leggiadra tra i canti angelici del paradiso”. Poi prosegue, anche se è la sua possente voce vacilla ed è una lacrima a farla da padrona. “Come non citare poi il direttore musicologo mio autentico ‘padre musicale’, il maestro Paolo Saturno!  Avrei tanti altri da citare, da ringraziare, ognuno dei quali ha aggiunto un pregevole tassello alla mia formazione di artista lirico, ma come si fa a ricordarli tutti, ora”.

Un pizzico di raziocinio calato, quasi impropriamente, nel contesto del “Ravello Festival”. Una kermesse che dura quasi tre mesi – 1° luglio/26 settembre – e che nell’edizione 2010 ha inteso  “offrire l’opportunità inusuale di riflettere sulla follia quotidiana – quella vitale e quella distruttiva – attraverso la lente, spesso ustoria, della musica e della letteratura, della scienza e dell’arte. Attraverso queste discipline, offerte in giusta misura e nel luogo giusto, il Festival vuole aiutarci a diagnosticare tempestivamente, contestualizzare lucidamente, valorizzare coraggiosamente quel pizzico di follia senza il quale , come ci ammonisce Garcia Lorca, sarebbe imprudente vivere”.

Il tenore piazzollese Raffaele Sepe ha recepito il messaggio. Non è facile calarsi nella realtà quotidiana con perle di saggezza spesso ‘clonata’ alla fonte di situazioni che poco hanno a che fare con le positività della vita. Le doti di Raffaele Sepe vestono sempre di abiti intrisi di assennata semplicità, anche se adattata alle esigenze di un’esistenza dignitosa ma messa a dura prova nel calderone di una incerta quotidianità. E’ questa la sua forza. E’ questo il traino che ne sta facendo un apprezzato artista internazionale.

Mauro Romano

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