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Pompei: periferie sempre più abbandonate

Erbacce, voragini stradali rattoppate alla bell’e meglio, marciapiedi distrutti, sfondati e mai risistemati. Caditoie per l’acqua piovana completamente otturate e laghi artificiali che in pochi minuti ricreano il fascino di una laguna veneta della quale proprio nessuno, a Messigno, sente il bisogno. Questi solo alcuni dei problemi più evidenti che affliggono Messigno, prototipo  un po’ di tutta l’ampia periferia pompeiana.
Nell’articolo pubblicato il 10 giugno del ’73, il giovane Pasquale Sabatino parlava di cittadini di serie A e B, di vocazioni agricole per una città che non riusciva a compiere il salto definitivo verso il turismo a causa della mancanza di infrastrutture, nessun collegamento con il centrocittà per la frazione in questione, legata commercialmente a Castellammare e politicamente fanalino di coda dell’ultima propaggine della città mariana. Problemi che affliggono ancora oggi Pompei e soprattutto la popolosa frazione di Messigno e che, in circa un anno di assessorato, lo stesso non più giovane Sabatino ha mostrato di aver completamente obliato. Certo la sua delega non atteneva propriamente alle questioni che aveva con tanto fervore trattato da giovane, ma forse la giustificazione non regge del tutto.
Il sindaco D’Alessio, in campagna elettorale, proprio nel corso del suo discorso in piazzetta Concordia, parlava di un nuovo futuro per le periferie, di un quinquennio da dedicare alle tematiche di tutti i territori comunali troppo spesso dimenticati. Ed in effetti, per dare un segnale in questo senso, all’indomani del plebiscito che lo riconfermava  primo cittadino, aveva dedicato un assessorato alle periferie. Tempo un anno e non solo abbiamo dovuto registrare il brusco allontanamento dalla giunta di Pasquale Calabrese, assessore alle periferie, ma cosa ancor più grave la totale sparizione della delega. Probabilmente il primo cittadino pensa che i tanti disagi dei tanti suoi elettori che non vivono in centro, siano del tutto svaniti. Possiamo, allora, confermargli che non è proprio così e che questi cittadini continuano a sentirsi, loro malgrado, di serie B.
Gennaro Cirillo

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