Se è vero che per ripartire, per cambiar vita, per convertire stili e abitudini di vita dannosi, occorre toccare il fondo, affogare nella melma, essere nella m. (nel caso nostro “nella monnezza”), allora ci siamo.
Quello che stiamo vivendo nell’area vesuviana e nell’intera provincia di Napoli, con l’emergenza ambientale e civile delle discariche nel comune di Terzigno, dovrebbe dunque essere il cosiddetto “momento magico” per riconvertire i territori nel segno della legalità, della tutela e della valorizzazione delle risorse naturali e della definitiva cancellazione della camorra e dei danni provocati dal diffondersi della cultura camorristica.
Ciò potrebbe avvenire perché uomini e donne, giovani e anziani, lavoratori e disoccupati, medici, avvocati, mamme, nonni, nonne, parroci, vescovi, amministratori sotto la tenda e nei palazzi sembrano essere diventati comunità unita, viva, solidale che, almeno questa volta, senza steccati e tutti da una stessa parte, dicono un “no” corale e deciso alla violenza delle discariche imposte con le armi (dello Stato) poco lontano dalle proprie case, nel pieno del Parco naturale del Vesuvio e vicinissimo al perimetro dell’area archeologica di Pompei, patrimonio dell’umanità.
Questa volta non è la camorra ad ispirare e pilotare proteste per difendere i grandi interessi che ha sempre avuto sulla gestione del ciclo dei rifiuti. Sono tanti cittadini con le loro facce e le loro storie normali che, finalmente, non temono di “esporsi”, di “farsi nemici”, di “mettersi contro” per salvare il loro futuro.
Certo vi sono anche degli intemperanti, degli esuberanti, dei frequentatori abituali dei luoghi della protesta che sembrano appannare la lotta, ma non certamente camorristi, come ha precisato anche il Questore di Napoli e come ripetono le donne e le mamme che stanno alimentando di passione, saggezza e determinazione la lotta contro le discariche, nel cratere della protesta, a Boscoreale.
Finora è una lotta dura, aspra, ma certamente chiara, con nessuna zona d’ombra, almeno da parte della stragrande maggioranza dei dimostranti. Coloro che appaiono come “ultras”, che danneggiano i mezzi, agiscono da soli e in ore notturne, quando la folla, quella che si riunisce anche in veglie di preghiera, lascia naturalmente il campo ormai accaldato. Bisogna evitare che la protesta violenta prevalga anche nelle cronache e diventi l’alibi per marchiare come inopportuna l’intera sacrosanta mobilitazione dei cittadini.
Sarebbe auspicabile un contributo dell’informazione con meno aperture giornalistiche sugli scontri e più attenzione prima ai drammi che sta vivendo l’intera comunità sovracomunale che vede il futuro gravemente compromesso e poi alle originali, solidali e costruttive iniziative di lotta avviate.
Alla “rotonda” di Boscoreale, luogo simbolo della resistenza civile, i protagonisti sono gente umiliata dalla prepotenza del potere arruffone e dalla prospettiva corta, calpestata dai ritardi nell’elaborare soluzioni ed attuare i rimedi, gambizzata da decisioni affrettate e superficiali.
Sono uomini e donne tradite negli ultimi decenni e ancora ora, da politici che avrebbero dovuto rappresentare e difendere il diritto alla vita e alla salute, quando si decise per la prima e la seconda discarica entrambe a Terzigno, entrambe nel parco del Vesuvio, entrambe nel pieno di una conurbazione abitativa e turistica destinata a soccombere e a trascinare tutti i territori della provincia di Napoli e non solo, ad una lenta ma inesorabile agonia.
Domani (e non dopodomani) occorre che la politica passi ai fatti. Occorre subito, con senso di lucida responsabilità, rivedere le leggi con cui si sono stabilite le scelte e i criteri sulla localizzazione delle discariche a Terzigno. Uno scempio che non va attuato. Mentre vanno attuate le misure di partecipazione del cittadino alla migliore gestione dei rifiuti (raccolta differenziata), dei Comuni per individuare mini siti di compostaggio e partire al più presto con la realizzazione dei termovalorizzatori previsti.
Tutto il resto è il solito, disgustoso e criminale bluff, ormai intollerabile.
Antonio Irlando