In Italia il rischio idrogeologico riguarda sette Comuni su dieci. Come già documentato in: “Ecosistema a rischio”, edizione novembre 2008, l’indagine a cura di Legambiente e la Protezione Civile, sono ben 5581 i Comuni a rischio idrogeologico, circa il 70% del totale dei Comuni italiani, dei quali 1700 a rischio frana, 1285 a rischio di alluvione e 2596 a rischio sia di frana che di alluvione. Questi dati mettono in luce l’estrema fragilità di un territorio in cui temporali più intensi, provocano continui allagamenti e disagi per la popolazione: una situazione che deriva soprattutto dalla pesante urbanizzazione che ha subito l’Italia, in particolare lungo i corsi d’acqua. Una situazione spesso associata in Italia (in particolare nel meridione) al problema dell’urbanizzazione irrazionale e selvaggia, dell’abusivismo e del disboscamento progressivo ed incontrollato. Le regioni a maggior rischio sono la Calabria, l’Umbria, la Campania e la Valle d’Aosta con la più alta percentuale di Comuni classificati a rischio, seguite dalle Marche e dalla Toscana. Anche altre regioni sono a rischio, ad esempio la Sardegna e la Puglia, nonostante la percentuale dei Comuni a rischio sia tra le più basse d’Italia. Le frane e le alluvioni degli ultimi anni hanno provocato vittime e notevoli danni. A quando la prossima alluvione o frana? A quando la prossima esondazione che porterà seco un mare di fango e detriti, con milioni di euro in fumo? Con danni all’ambiente e al patrimonio rurale ingenti e forse permanenti?