PAROLE

Ormai il male gioca tutto sulle parole in questo Paese.
Tanto che a più d’uno dei suoi abitanti, sottoscritto compreso, verrebbe da replicare alle “parole del male”(per coerenza), a “male parole”.
Basta poco che da un “eroico” si passi come niente a un “eolico”, per semplice trasposizione da un onorevole a un disonorevole. Chi ha orecchi per intendere intenda.
Perché ci viaggiano tanti paralleli alfabeti in questa nazione. Troppi: P1, P2, P3…. G5, G7, G8… E in esso, in questo Belpaese,  in fondo, moltissime parole, per confondere le idee, si fa in modo che significhino esattamente il contrario di ciò che dicono.
Una repubblica fondata sul diritto al lavoro nella quale molti “lavori” si tramutano in “favori”, e nella quale tutto è diventato schifosamente Estetica, capo del Governo compreso, che si rifà ogni tanto dac-capo, per l’appunto, e che appena può mette mano alla cipria celata ad arte nel fazzolettino per coprirsi i pallori.
Per coerenza col medesimo vengono si truccati finanche gare e appalti, con tanto di associazioni “massoniche” addette allo scopo.
Un Paese, questo, dove volendolo incastrare coinvolgendolo in storie collaudatamene efficaci di transessuali, facile è che si tenti di far passare un Caldoro per un Cul d’oro, mi si scusi la volgarità che, ahimé, diventa un dovere laddove il malaffare è diventato un vizio.
Mio bisnonno contadino gridava ai maiali che fregavano la sbobba agli altri, mica a quelli che per natura o malasorte venivano emarginati a sgrufare nella lordura.
E quando berciava con la sua voce ragliosa, il mio antenato, era a quelli colpevoli di ingordigia che faceva abbassare il grugno.
Ma come il mio bisavolo oggi ce n’è ben pochi, e di questi ancor meno che “si butta in politica”. Perché è “la politica oggi che si butta”.
È un paese, questo, ormai dove ogni parola si storpia a furia di giocarci. E soprattutto quella data.
Un gruppo di manigoldi ultimamente usa “tramare” ad organizzare convegni per pilotare affari, e candidature politiche, facendo “tremare” i palazzi con l’ausilio di referenti politici che l’hanno usata giurando.
“Gruppo” che dà il “groppo”, alla gola, per come questa società vada allo sfascio. Una sorta di associazione massonica, di società segreta pare, di… P1- P2- P3- stella! Con un Flavio Carbone e appresso tutti i carbonari.
E allora ecco che ogni parola non può essere più l’ultima e si rimpiangono i propri ignoranti ma gli ultimi “di parola” antenati.
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