“Il mio obiettivo nell’arte è puntare ad un effetto visivo attraverso il colore. L’assemblaggio cromatico però non è mai razionale ma sempre legato a quel particolare momento”. Una pittura immediata e istintiva quella di Beniamino Gaglione che non troverete in altre gallerie o musei. La scelta di esporre le sue opere nello spazio espositivo della Galleria Barbato di Scafati è stata una sfida coinvolgente e coraggiosa che permette di rilanciare il Progetto di promozione e diffusione dell’arte sul territorio. La Galleria che intende proporre al pubblico un’arte sempre nuova e di qualità sta continuando con coraggio il suo percorso dinamico in linea con il solco tracciato dalle precedenti mostre. Nella gran parte delle sue opere troviamo pennellate di luce, di colore intenso a dar origine alla forma. Secondo Eleonora Manganelli, che ha curato per la Galleria Barbato il catalogo della mostra, non esiste in lui l’ipotesi di un disegno concepito in precedenza ma la rappresentazione emerge dalla stesura del colore. “Egli mescola i gialli, i neri, i verdi acidi, i fucsia, tinte sgargianti e contrastanti perché deve comunicare attraverso l’ardua scelta cromatica l’intensità della sua proposta di racconto. Forza e impeto sembrano trasudare dal suo pennello, sia quando scaglia una denuncia, sia quando si ribella al sistema, sia quando ancor di più trasmette gioia, ilarità, sogno, conquista di libertà. La caratteristica fondante e originale di Gaglione – prosegue Eleonora Manganelli – è l’utilizzo di una tecnica pittorica che si fonda sull’uso di linee e l’intersecarsi di puzzle, che suggeriscono la creazione di un universo pittorico che trascende il reale catapultandoci in un labirinto fantasioso di emozioni scomposte”.
L’artista Beniamino Gaglione nasce ad Avella il 3 novembre 1959 e continua a lavorare nella provincia di Avellino. La provincia diventa per il Maestro un ambiente ideale dove trovare la giusta tranquillità e solitudine creativa. Figlio d’arte, scopre la sua vocazione artistica fin dalla tenera età, ma quando deve scegliere la scuola superiore non si iscrive subito al Liceo Artistico. “Mio padre voleva che diventassi un ingegnere – ammette – ho provato a seguire il suo desiderio, ma l’amore per l’arte è stato più forte”. Beniamino Gaglione frequenta così prima il Liceo Artistico di Napoli e successivamente l’Accademia delle Belle Arti del capoluogo campano. È qui che diventa allievo di Mario Persico, Gianni Pisani e Antonio Siciliano. È soprattutto con Persico che inizia a sperimentare e a conoscere la sua pittura. Trova la piena libertà per esprimersi e quando lascia l’accademia inizia l’attività di decoratore e restauratore. Affiancando, quindi, alla sua attività artistica, vari interventi di restauro. Tra le sue abilità una dirompente capacità manuale che lo vede scomporre e ricomporre la materia per ricercare continuamente la natura e il senso delle cose. La sua arte nasce da una ricerca interiore e dal desiderio di continuare a sperimentare e a giocare con l’arte. Il tempo segna fortemente la maturità artistica di Gaglione, scandendo il passaggio dall’astratto al figurativo. Una scelta non legata a schemi precisi ma dettata da stati d’animo. “Prima la mia pittura era più ombrosa e misteriosa, poi c’è stato il risveglio”. Un risveglio che l’osservatore può scoprire facilmente scrutando la luce poetica e immediata che avvolge le tele.