Momento più toccante le testimonianze! La signora Sena era salita sul treno a San Vitaliano, dopo essere stata a far visita ai genitori. Un primo mitragliamento era già avvenuto nella zona di Marigliano. Nei pressi della stazione di Scisciano ci fu una seconda scarica di proiettili, lei, nonostante ferita alla nuca, si lanciò dal treno per riparare in casa sua che era proprio di fronte alla stazione. Sette i morti, molti i feriti. Il capotreno, Crispo Emilio, impavido fece proseguire la corsa al treno che nei pressi di Sirico (precisamente masseria Strocchia a Saviano) subì un terzo attacco. Anche il capotreno fu colpito a morte. Accorsero a prestare soccorso i monaci “i servi di Maria” che allora costituivano una comunità conventuale nella zona identificata col nome “Alberolungo”. “Eravamo a lavorare in campagna- riferisce la signora Carolina Strocchia- io mia sorella e altre, i monaci ci chiamarono per sollevare quei corpi. Sangue da ogni parte, non si capiva niente, pianti, grida di dolore, spavento. Molti i giovani. Ad un certo punto non ressi a quello spettacolo e scappai a casa. Di sera mi misi a letto con la febbre altissima”. Nove i morti accertati e registrati nel comune di Saviano. Quasi tutti sfollati da Napoli le vittime tra Scisciano e Saviano. Profondo e toccante l’intervento del dott. Luigi Ariola, figlio del dott. Luca, che prestò sollecitamente soccorso ai feriti, medicandoli nell’abitazione della signora Sena che mise a disposizione parte della sua biancheria per farne bende. Con animo commosso e sofferente il dott. Ariola ha trasmesso ai presenti le sue ansie di ragazzino al quale, come a tanti altri, veniva negata la gioia della fanciullezza in quel periodo di orrore e di efferate crudeltà. Secondo il dott. Ariola giusto riconoscimento al valor civile dovrebbe andare a quanti in modo disinteressato, mettendo a rischio la propria vita, prestarono soccorso ai feriti e composero i morti. Altri testimoni presenti Orlando Ambrosino, Pasquale Perrotta (Ninuccio ‘o capostazione) all’epoca ragazzini. Il Perrotta, figlio dell’allora capostazione di Scisciano, Don Giovanni, ha ricordato la premura della madre nell’allestire brandine di emergenza su cui deporre i corpi dei morti che furono poi allineati nella Chiesa del Cuore di Gesù. Testimone indiretta la signora Caterina Maddaloni, figlia di Pietro allora sedicenne che, ferito all’avambraccio sinistro, restò invalido all’anulare e mignolo.
Dopo la lettura di un passo estratto dal romanzo di Domenico Starnone, Via Gemito, che ricorda l’avvenimento e di una poesia sgorgata dall’emozione del momento, sono stati letti i nomi delle vittime e la manifestazione si è conclusa sulle note del silenzio suonato dal trombettista Francesco Aschettino. Numerosi cittadini presenti alla cerimonia e molta la commozione suscitata.
Andreana Angora