E’ difficilissimo con la monnezza che dalla prima discarica di Terzigno esonda fetore, inquinamento, malattie molto probabili ed ancora morte dell’economia e distruzione del futuro di un ampio territorio della provincia di Napoli, parlare e scrivere d’altro. L’emergenza è continua e crescente, cosi come la lotta di uomini e donne. Di giorno sono lavoratori, genitori, nonni, mamme. E’ solo gente con nome e cognome, storie ed indirizzi noti, senza maschere, con i propri volti che nei pomeriggi, di sera, a volte di notte, nei giorni di festa, è sulle strade a manifestare la rabbia e la paura per un futuro di morte.
La gente di questo pezzo dell’area vesuviana si sente tradita, rapita e violentata. Ormai da tempo, quotidianamente, la mobilitazione è attiva, civile, passionalmente contagiosa. Così crescono le adesioni ed è più motivata la partecipazione.
La Chiesa è al loro fianco. Parroci e vescovi, da Nola a Pompei, sono con loro ed amplificano, con marce e veglie di preghiera, il senso legittimo e determinato della protesta. I Sindaci dei Comuni limitrofi all’area della discarica, sono vicini, con diverse sensibilità e passioni, a condividere il “no” alla seconda discarica, decisa con una legge dello Stato. Ci sembrano ancora pochi, la mobilitazione dovrebbe interessare tutti, perché il danno indotto è per tutti. Consiglieri regionali e parlamentari, timidamente, ma in numero crescente, testimoniano la loro vicinanza alle popolazioni in lotta che iniziano, però, anche a chiedersi dove fosse la classe politica a tutti i livelli di governo, dal locale al nazionale, quando si decideva per le discariche, in fretta e con evidente sciatteria. Ma tutti sanno che non è tempo di polemiche e contrapposizioni di ruoli e appartenenze, perché occorre il “no” convinto e appassionato di tutti per modificare una legge che viene vissuta come la mano assassina di un killer.
Intanto, la protesta cresce, si articola in forme appariscenti, fortemente simboliche, ma pur sempre non violente.
La prima domenica di ottobre un corteo delle “mamme vulcaniche”, l’icona di questa lotta per la vita, ha partecipato con la preghiera e con le proprie ragioni del dissenso, alla supplica al Santuario della Madonna di Pompei. E’ degli ultimi giorni il rogo di molte centinaia di tessere elettorali a Boscoreale, altre si preannunciano. Gli scavi di Pompei, che in linea d’aria sono a pochi chilometri dalla discarica di Terzigno, sono stati domenica scorsa sede di una protesta che ha portato al blocco degli ingressi per un’ora, durante i quali, ai cittadini del mondo presenti, con volantini tradotti in varie lingue, è stato chiesto aiuto attraverso l’intervento dei loro rispettivi Paesi di provenienza e spiegato lo scempio in atto poco lontano da uno dei luoghi più visitati dell’archeologia mondiale e nel cuore del parco naturale del Vesuvio.
Proprio ieri un’altra notizia destinata ad accrescere lo sgomento, la paura e, quindi la rabbia.
La direzione Ambiente della Provincia di Napoli ha comunicato che dal monitoraggio di molti pozzi dell’area intorno alla discarica, l’inquinamento della falda acquifera è gravissimo. Sono stati superati ampiamente i limiti per il ferro, manganese cadmio, zinco, nichel, ma soprattutto del Pcb, la cui pericolosità è simile alla diossina.
Cosa accadrà domani, dopodomani e nei giorni a venire, dopo questa notizia ufficiale che conferma la catastrofe ambientale? E’ difficile prevederlo, ma non è improprio ipotizzare che, forse, i sindaci, l’Asl, la magistratura dovranno intervenire con iniziative di competenza a tutela della salute.
Intanto, una prima reazione è arrivata proprio dalle mamme che hanno occupato le scuole di Boscoreale. Aumenta, dunque, la sofferenza del popolo della discarica, aumenta la paura, cresce lo sgomento, il senso di sopraffazione, la consapevolezza che siamo, per davvero, in uno scenario di morte per l’ambiente, per il Creato e soprattutto per la Speranza, dove uomini e donne se immaginano il futuro della loro comunità lo vedono devastato. A questo punto occorre fermare, subito, la spirale infernale che si è innescata, perché è difficile immaginare forme di protesta che rimangano nei limiti di grande contegno civile sin qui dimostrato.
Per carità, si attuino concrete e risolutive iniziative di Governo! Ma subito! Prima che sia troppo tardi!
Antonio Irlando